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CN: diritti civili, no a informazione Ufficio esecuzione a imprese

Un'immagine mostra parte del Palazzo Federale a Berna (foto d'archivio). Keystone/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) Le imprese non dovrebbero essere informate dall’Ufficio d’esecuzione se una persona non ha più i diritti civili che le consentano di concludere contratti. Il Nazionale si è sostanzialmente allineato oggi al nuovo progetto della sua Commissione degli affari giuridici.

Le informazioni personali resteranno di competenza dell’autorità che ha limitato i diritti civili di un individuo e quindi lo conosce. Essa potrà fornire spiegazioni circostanziate, cosa che l’Ufficio d’esecuzione non può fare.

La Camera del popolo ha tuttavia precisato quali informazioni le autorità di protezione dei minori e degli adulti possono trasmettere ad altre autorità. Ha chiesto inoltre al governo di vigilare affinché tali informazioni vengano fornite in maniera semplice, rapida ed unificata.

Il Consiglio federale si è impegnato a migliorare la trasmissione dei dati. L’esecutivo vuole uniformare la pratica delle diverse autorità di protezione di minori e di adulti, oggi disparata, tramite un’ordinanza, ha ricordato in aula la ministra della giustizia Simonetta Sommaruga.

Fissare quali misure debbano essere trasmesse a chi e in quali circostanze consentirà di evitare di divulgare informazioni che non sono più attuali su persone poste sotto curatela, ha sottolineato Jean-Christophe Schwaab (PS/VD) a nome della commissione. I deputati hanno sostenuto il provvedimento con 106 voti contro 74.

In tal modo questo tipo di dati potrà essere trasmesso solo alle persone che manifestano un interesse sufficiente, ciò che consente la protezione della sfera privata degli adulti posti sotto tutela, ha aggiunto Sibel Arslan (Verdi/BS). Queste precisioni sulla trasmissione delle informazioni sono state aggiunte al progetto preliminare che era stato posto in consultazione e giudicato “inappropriato” o “troppo complicato” da 18 cantoni.

Per i commercianti

All’origine, la commissione voleva legiferare sulla base di un’iniziativa parlamentare di Rudolf Joder (UDC/BE) che voleva ritornare al sistema in vigore fino alla fine del 2012: all’epoca infatti le tutele erano pubblicate nel Foglio ufficiale cantonale. Ciò consentiva ai commercianti e alle imprese di prendere atto che un eventuale partner contrattuale non ha più l’esercizio dei diritti civili e non può quindi stipulare contratti.

Dal primo gennaio del 2013, con l’entrata in vigore della riforma, simili misure di protezione non sono più pubblicate al fine di evitare una stigmatizzazione della persona interessata. Per esserne informata, un’impresa deve ora far valere un reale interesse. Può in seguito chiedere all’autorità di protezione degli adulti se sussiste una misura che priva dei diritti civili il partner commerciale.

Una minoranza, proveniente dai ranghi dell’UDC, ha chiesto invano di mantenere l’obbligo di comunicare all’Ufficio d’esecuzione tutte le misure di protezione degli adulti, come era previsto nel progetto originale e dall’iniziativa parlamentare. Ma, con 94 voti contro 88, la Camera del popolo non l’ha seguita, anche se la proposta ha ottenuto un certo sostegno da parte del PLR.

Il dossier passa ora agli Stati.

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