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Commercio al dettaglio: Credit Suisse prevede stabilizzazione

Commercio al dettaglio: Credit Suisse prevede stabilizzazione KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) Il peggio sembra passato per il commercio al dettaglio svizzero, che lo scorso anno ha registrato un calo complessivo del fatturato dell’1% a causa in particolare della forza del franco.

Gli economisti di Credit Suisse prevedono per il 2017 una stabilizzazione della situazione.

Gli operatori del settore, interrogati dalla società di consulenza Fuhrer & Hotz, affrontano il futuro con maggiore ottimismo, secondo quanto indicato da Credit Suisse in una conferenza stampa a Ginevra: per i prossimi mesi il 60% di loro prevede un aumento del volume d’affari.

Il cosiddetto turismo degli acquisti, alimentato negli ultimi due anni dall’abbandono della soglia minima di cambio con l’euro, dovrebbe frenare, pur restando a livelli elevati. Il fenomeno lo scorso anno è regredito per quanto riguarda gli spostamenti fisici degli acquirenti oltre frontiera, ma è aumentato nel commercio online.

Le statistiche indicano che nel 2016 un franco su dieci nel commercio al dettaglio è stato speso all’estero, con conseguenze negative sull’occupazione in Svizzera.

Stando alla studio la dinamica dello scorso anno è stata differenziata a seconda dei campi di attività. Il settore dei generi alimentari ha registrato rispetto al 2015 una leggera progressione dello 0,2%, ma in altri comparti gli operatori sono rimasti sotto pressione: nell’abbigliamento e nelle calzature, ad esempio, il fatturato è sceso del 7,8%, dopo un calo del 4,1% registrato l’anno precedente.

Per il 2017 gli economisti di Credit Suisse pronosticano una stagnazione del fatturato in termini nominali, che corrisponde a una stabilizzazione rispetto agli anni precedenti. Gli acquisti all’estero della popolazione svizzera, più che aumentare, dovrebbero diminuire. Il commercio online dovrebbe peraltro proseguire nel suo trend al rialzo: la quota dell’e-commerce rispetto al giro d’affari complessivo dovrebbe salire nei prossimi cinque anni dall’attuale 5% a oltre il 10%.

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