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Consiglio Europa chiede a Svizzera miglior protezione migranti

Una migliore protezione per migranti e richiedenti asilo è al centro delle raccomandazioni rivolte alla Svizzera (foto d'archivio) KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Una migliore protezione per migranti e richiedenti asilo è al centro delle raccomandazioni rivolte alla Svizzera da Nils Muiznieks, commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani, sulla base della sua visita condotta lo scorso maggio.

Le autorità svizzere – chiede in particolare – devono introdurre una forma di protezione internazionale sussidiaria per le persone a cui non è riconosciuto lo status di rifugiato ma che con ogni probabilità finiranno per restare nel Paese molto a luogo., come chi fugge dal conflitto in Siria.

“Non è accettabile mettere durevolmente persone che resteranno molto probabilmente a lungo in Svizzera in una situazione difficile e precaria che ostacola la loro integrazione”, afferma il commissario lettone in una nota, pubblicata sul sito del Consiglio d’Europa in parallelo con la pubblicazione del suo rapporto, basato su una visita in Svizzera avvenuta tra il 22 e il 24 maggio scorsi.

Il commissario chiede quindi alla Svizzera di non limitare i diritti di chi non ottiene lo status di rifugiato, in particolare per quanto riguarda l’assistenza sociale, la mobilità e la riunificazione familiare.

Muiznieks domanda inoltre alle autorità elvetiche di porre fine alla detenzione amministrativa dei minori tra i 15 e 18 anni praticata in alcuni cantoni, e di smettere di detenere minori, con o senza famiglia, nelle zone di transito degli aeroporti internazionali.

Per quanto riguarda l’asilo in generale, Muiznieks si rallegra tuttavia della nuova legislazione elvetica mirante ad accelerare e migliorare le procedure, fornendo anche un aiuto giuridico gratuito.

Iniziative popolari da controllare

Il commissario si dice anche “preoccupato dell’esistenza di iniziative popolari federali suscettibili di indebolire la protezione dei diritti umani in Svizzera”. E fa riferimento in particolare a quella dell’UDC contro i “giudici stranieri”, attualmente al vaglio del parlamento e mirante ad assicurare la predominanza del diritto svizzero sui trattati internazionali. Se accettata, rileva, essa potrebbe “portare alla denuncia della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Muiznieks raccomanda dunque a Berna di istituire un meccanismo di controllo della compatibilità delle iniziative con i diritti dell’uomo. “È importante – afferma – trovare una soluzione che consenta di preservare il valore democratico delle iniziative popolari garantendo nel contempo la protezione dei diritti umani”.

Diritti sociali e misure coercitive passate

Il commissario chiede ancora alle autorità elvetiche di promuovere i diritti sociali, ratificando in particolare al più presto la Carta sociale europea riveduta e il suo Protocollo sui reclami collettivi.

Muiznieks accenna anche alle violazioni passate dei diritti umani in Svizzera, come le misure coercitive a fini assistenziali, rallegrandosi dell’istituzione di un fondo di indennizzo e di programmi di ricerca su questo capitolo oscuro della storia elvetica recente. Egli esorta tuttavia le autorità elvetiche a fare ancora di più, prevedendo per esempio un insegnamento della storia di queste violazioni nei programmi scolastici di tutto il Paese.

“Tenuto conto del numero significativo di Jenisch tra le vittime” di questi abusi, il commissario “incoraggia all’adozione di misure politiche mirate per rimediare agli svantaggi di cui ancora soffrono in numerosi ambiti della vita”.

Burkhalter risponde

Il rapporto di Muiznieks è accompagnato dalla risposta dettagliata del Consiglio federale, firmata dal ministro degli esteri Didier Burkhalter. Questi respinge l’affermazione secondo cui la Svizzera avrebbe “un approccio restrittivo nella concessione dello status di rifugiato”, in particolare ai siriani. Il tasso medio di concessione dell’asilo – afferma – è del 26% nel 2017 e del 43% per i siriani: “Non si può dunque affermare che le persone che fuggono dal conflitto in Siria siano raramente considerate come rifugiati ufficiali dalle autorità svizzere”.

Per quanto riguarda le iniziative popolari, Burkhalter risponde che “la Svizzera rispetta, e rispetterà anche in futuro , i suoi obblighi internazionali relativi ai diritti umani”. Come in passato, aggiunge il ministro, essa “affronterà gli eventuali conflitti tra una norma costituzionale e i suoi obblighi internazionali in modo pragmatico nel rispetto della volontà popolare e dei suoi obblighi internazionali”.

Burkhalter afferma ancora che “è stato a causa del loro modo di vita – e non della loro origine etnica come menzionato nel rapporto – che gli Jenisch svizzeri sono state vittime di misure coercitive”.

https://www.coe.int/fr/web/commissioner/-/switzerland-should-reinforce-its-human-rights-protection-framework-and-better-respond-to-the-needs-of-vulnerable-migrants

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