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Corea Nord: lanciati missili, finiti in Mar del Giappone

La Corea del Nord ha lanciato quattro missili nel Mar del Giappone. KEYSTONE/AP/KOJI SASAHARA sda-ats

(Keystone-ATS) La Corea del Nord stamane ha lanciato i 4 missili da un’area vicina a Dongchang-ri, il sito dei test dei vettori a lunga gittata, che hanno coperto una traiettoria di circa 1000 chilometri prima di inabissarsi nelle acque del Mar del Giappone.

Il capo di Gabinetto del governo nipponico, Yoshihide Suga, ha riferito che almeno tre dei quattro sarebbero caduti nella sua zona economica esclusiva (Eez), a circa 250 chilometri a ovest della prefettura di Akita.

Il ministero della Difesa giapponese è impegnato nella ricerca dei resti dei quattro missili con l’invio di un aereo. Il ministero ha spiegato che il lancio dei missili è stato simultaneo e al momento nessun danno è stato segnalato.

La Guardia costiera giapponese ha inoltre predisposto l’utilizzo di navi nelle acque interessate e ha avvisato le imbarcazioni nell’area di non avvicinarsi ai frammenti dei missili sparsi in mare.

In risposta ai quattro missili testati questa mattina dal regime di Pyongyang, la Corea del Sud ha dato il via al pronto coordinamento con Stati Uniti e Giappone.

Kim Kwan-jin, capo dell’Ufficio sulla sicurezza nazionale, ha avuto una conversazione telefonica con l’omologo americano H.R. McMaster, al fine di valutare una risposta comune verso l’ultima provocazione del Nord. L’obiettivo, riferisce l’agenzia Yonhap, è rafforzare la cooperazione con gli alleati per un’ulteriore stretta alle sanzioni e per esercitare maggiori pressioni sulla Corea del Nord.

Il ministro degli Esteri sudcoreano Yun Byung-se e il suo omologo nipponico Fumio Kishida hanno confermato in un colloquio telefonico ”il lavoro congiunto” per contenere le provocazioni nordcoreane. Kim Hong-kyun, inviato speciale sul nucleare di Pyongyang, ha a sua volta avuto telefonate sull’argomento con le controparti americane e giapponesi.

”Stiamo facendo le verifiche per determinare il tipo di missile e la traiettoria seguita: ci vorré un po’ di tempo per un’analisi finale”, hanno fatto sapere i militari di Seul.

Venerdì Pyongyang ha minacciato una serie di test balistici in risposta alle esercitazioni annuali congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, denominate “Foal Eagle”, che si svilupperanno per due mesi e che si chiuderanno a fine aprile.

Il Rodong Sinmun, l’organo ufficiale del Partito dei Lavoratori, ha infatti messo in guardia Seul e Washington in un commento che ”’nuove tipologie di armi strategiche si sarebbero levate in volo” se i due Paesi avessero continuato le manovre militari, viste da Pyongyang con forte irritazione perché considerate le prove generali di un attacco e di un’invasione ai suoi danni.

Il Nord ha messo a punto i test di missili con crescente gittata, incluso uno capace di raggiungere, con tanto di testata nucleare, le coste continentali degli Stati Uniti.

Il 12 febbraio, Pyongyang ha provato un nuovo vettore a medio raggio, in quella che è stata la prima provocazione del 2017 e il test per verificare la risposta dell’amministrazione del presidente Donald Trump, insediatosi alla Casa Bianca il 20 gennaio.

Gli Stati Uniti intanto condannano con forza i lanci di missili e riaffermano l’impegno a difendere gli alleati facendo ricorso ”all’ampia gamma di capacità a nostra disposizione”. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha invitato tutti i Paesi a usare ogni canale possibile e mezzo di persuasione per rendere chiaro alla Corea del Nord che ulteriori provocazioni sono da ritenersi inaccettabili, tali da provocare conseguenze.

Il portavoce ha poi invitato Pyongyang ad adempiere agli obblighi internazionali e a mostrare l’impegno per il ritorno al dialogo sulla denuclearizzazione.

”La nostra determinazione a difendere gli alleati, inclusi Corea del Sud e Giappone, di fronte alle minacce resta inattaccabile. Siamo pronti e continueremo a prendere tutte le misure necessarie – ha concluso Toner – per aumentare la nostra prontezza a difesa dei nostri alleati dagli attacchi e siamo preparati all’uso di tutte le nostre capacità per rispondere alle minacce crescenti”.

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