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Germania: 17enne afghano accolto da famiglia, chiese asilo

(Keystone-ATS) Era arrivato in Germania il 30 giugno 2015 il 17enne afghano che ieri sera ha colpito con ascia e coltello cinque passeggeri di un treno regionale in Baviera e ha tranciato d’un colpo l’illusione tedesca di riuscire a rimanere al riparo dall’ondata di terrore.

Era credente sunnita e recitava le sue preghiere quotidiane; chi ha avuto a che fare con lui lo ha descritto come un tipo “tranquillo e per nulla fanatico”, che andava di rado in moschea: sono bastati 12 mesi per farlo cadere nella spirale del radicalismo. Ma la molla omicida potrebbe essere scattata solo nelle ultime 48 ore, dopo aver saputo – sabato scorso – della morte di un suo amico in Afghanistan.

Da questo shock, sarebbe nata la decisione di vendicarlo con un’azione suicida, come testimonia il biglietto d’addio al padre scritto prima di passare all’azione, trovato nella sua stanza assieme a una bandiera dell’Isis fatta a mano.

Rispetto ai terroristi che hanno seminato il terrore a Parigi e Bruxelles, nati e cresciuti nelle periferie delle città europee, il giovane era giunto in Germania attraverso il confine con l’Austria appena un anno fa. Era stato registrato a Passau, principale crocevia del flusso di migranti che lo scorso anno ha portato oltre un milione di profughi in terra tedesca.

“Minorenne non accompagnato” è stata la qualifica con cui il giovane ha fatto il suo ingresso nell’universo burocratico tedesco. Poi la trafila consueta: prima il ricovero in un centro di accoglienza di Wuerzburg, l’assistenza in un istituto dell’associazione sociale cattolica Kolping e, da due settimane, l’affidamento in famiglia.

A dicembre aveva presentato la domanda di asilo, a marzo aveva ottenuto il permesso di soggiorno. Era un immigrato regolare. Un percorso ideale per chi si ritrova spaesato a migliaia di chilometri da casa e cerca di ricostruirsi una vita. Non era un ragazzo abbandonato a se stesso.

Secondo il ministero degli Affari sociali della Baviera, il 17enne aveva fatto uno stage professionale, aveva ricevuto “un accurato sostegno” pubblico e aveva addirittura lavorato come apprendista presso un panificio. Ora gli inquirenti setacciano i giorni trascorsi in panetteria, cercano di capire chi abbia frequentato, con chi si sia intrattenuto. E come abbia potuto trasformarsi in così breve tempo nell’incubo di tutte le polizie di questo mondo: un lupo solitario, capace di passare inosservato e di colpire chiunque e in ogni luogo. Anche su uno sperduto treno di provincia.

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