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Isis: Site, rilasciati 300 lavoratori rapiti a Damasco

(Keystone-ATS) Circa 300 lavoratori di una fabbrica di cemento rapiti ieri dall’Isis vicino a Damasco sono stati rilasciati, secondo quanto scrive nel suo account Twitter la direttrice del Site, Rita Katz, citando l’agenzia di notizie Amaq dello Stato islamico.

La vicenda deglioperai sembra così avviarsi a una soluzione, dopo che durante la giornata si era diffusa la notizia dell’uccisione di 175 di loro, smentita dall’esercito siriano.

Da parte sua, l’Osservatorio nazionale per I diritti umani (Ondus), secondo il quale i rapiti erano in realtà circa 170, ha confermato che è cominciata la loro liberazione grazie ad un accordo raggiunto tra le autorità di due cittadine della zona e i jihadisti.

Gli operai erano stati catturati dai miliziani del ‘Califfato’ durante un’offensiva lanciata a partire da martedì nella regione di Dumair, circa 50 chilometri a nord-est di Damasco, sulla strada che porta verso Palmira.

Il segretario di Stato americano John Kerry è frattanto arrivato a sorpresa a Baghdad, da dove ha lanciato un segnale di speranza affermando che lo Stato islamico ha ormai “i giorni contati”, dopo aver perso il 40 per cento del territorio conquistato in Iraq a partire dal 2014. Quanto alla prevista offensiva per riconquistare Mosul, ‘capitale’ irachena dell’Isis, Kerry ha detto di essersi trovato d’accordo con il primo ministro Haidar Al Abadi sul fatto che “debba avvenire il prima possibile”, ma sarà il governo di Baghdad a decidere, perché “si tratterà di un’operazione irachena” alla quale la Coalizione internazionale a guida americana offrirà solo sostegno.

Ma se sono sulla difensiva in Iraq, i jihadisti dell’Isis “si stanno diffondendo come un cancro in tutto il mondo”, ha avvertito oggi da Ginevra il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. E quasi a conferma di queste parole, la branca egiziana dello Stato islamico ha fatto esplodere ordigni al passaggio di veicoli e truppe dell’esercito nel Sinai settentrionale, causando la morte di sei militari e il ferimento di 12. Una fonte della sicurezza ha precisato che le bombe – cinque secondo la rivendicazione del gruppo terrorista – erano state piazzate lungo un’autostrada che passa per Sheikh Zuweid.

Egiziano era anche un dirigente di Al Qaida ucciso nella provincia siriana di Idlib da un drone americano, secondo quanto riferisce l’agenzia Ap, precisando che l’attacco è avvenuto martedì. L’uomo, Rifai Ahmad Taha, in passato aveva fatto parte del gruppo terrorista egiziano Gamaa Islamiya, che nel 1997 a Luxor aveva ucciso 58 turisti stranieri. Sempre nella provincia di Idlib, domenica scorsa era stato ucciso in un altro attacco americano Abu Firas al-Souri, dirigente del Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida.

Il Dipartimento di Stato Usa ha intanto annunciato che il regime siriano ha rilasciato un fotografo freelance americano scomparso nel 2012 e che era detenuto, ma di cui non si era avuta prima notizia. Si tratta di Kevin Patrick Dawes, 33enne di San Diego, la cui liberazione è avvenuta dopo mesi di negoziati. Sulle circostanze del suo arresto e del rilascio, però, non sono stati forniti particolari.

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