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Migranti: esercito svizzero alle frontiere, decisione tra 15 giorni

(Keystone-ATS) La Svizzera deve stabilire se occorra inviare soldati alle frontiere per gestire un forte afflusso di migranti che sarebbe imminente. Il Consiglio federale prenderà un decisione entro 15 giorni.

Lo ha detto il ministro della Difesa Guy Parmelin in un’intervista pubblicata oggi dai quotidiani 24 Heures, La Tribune de Genève, Tages-Anzeiger e Der Bund.

“I rapporti che riceviamo dei servizi competenti sono relativamente inquietanti. Anche se la via dei Balcani è chiusa ci si aspetta un flusso proveniente dal Mediterraneo”, precisa il consigliere federale vodese.

In tal caso – aggiunge – “bisogna essere pronti ed efficaci”. Un eventuale dispiegamento militare alla frontiera richiede un coordinamento con la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), il Corpo delle guardie di confine – che si trovano in tre dipartimenti differenti – senza dimenticare polizia e cantoni.

“A titolo personale – afferma il ministro democentrista – non vorrei dover inviare l’esercito alle frontiere. Ma ciò è di mia responsabilità se risulta necessario per la sicurezza interna e quella della popolazione”.

Comunque – conclude Guy Parmelin – prima di prendere una decisione in tal senso, il governo deve definire chiaramente i compiti dell’esercito per un’eventuale mobilitazione, e anche la durata di quest’ultima.

Anche Hans-Jürg Käser, presidente della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia, ieri si espresso sulla questione con i giornali “Tages-Anzeiger” e a “Der Bund”. A suo parere sarebbe concepibile che l’esercito distribuisca cibo o prepari posti letto per i migranti, mentre “immaginare che i soldati stiano al confine armati non è realistico”.

Käser ha pensato a tre scenari: l’arrivo di 10’000 richiedenti asilo in un mese, lo stesso numero per tre mesi di seguito e 30’000 profughi in pochi giorni. In tutti i casi – afferma – “con le misure attuali non potremmo far fronte a tale situazione”.

I compiti più importanti sono di registrare tutti i richiedenti asilo, di controllarne lo stato di salute e di verificare se possano costituire un rischio per la sicurezza.

In totale, secondo Käser, la Confederazione dovrebbe mettere a disposizione almeno 6000 posti di prima accoglienza, ma per il momento ce ne sono solo 4800. Si tratta – aggiunge – di una cifra approssimativa, che in casi più drammatici potrebbe forse salire a 10’000. In queste sistemazioni le persone dovrebbero poi rimanere solo pochi giorni prima di essere suddivisi fra cantoni.

Inoltre i migranti devono ricevere alloggio e assistenza: “Ho l’ambizione che in un paese ricco come la Svizzera non debbano esserci senzatetto”, sottolinea il presidente della Conferenza dei responsabili cantonali di polizia.

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