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Nobel: Dylan invia discorso, Patti Smith canta per lui

(Keystone-ATS) Alla fine Bob Dylan è stato di parola. L’Accademia di Stoccolma gli aveva chiesto un discorso per le procedure del Premio Nobel per la Letteratura e il cantautore americano, che non si presenterà sabato 10, ne ha inviato il testo con alcuni giorni di anticipo.

Il discorso sarà letto dopo una performance della rockstar Patti Smith, ha annunciato l’Accademia svedese. Nessuno riceverà materialmente il premio a nome di “Mr. Tambourine man”, né finora si sa chi sarà incaricato di leggere le parole inviate da Dylan.

La lettura avverrà durante il banchetto che si svolge dopo la cerimonia della premiazione a cui partecipano i reali di Svezia, membri del governo e del parlamento svedese. Per ricevere il Nobel è necessario pronunciare una conferenza di accettazione entro sei mesi dalla premiazione e non è chiaro se quello inviato dal cantante basterà a soddisfare i requisiti. La maggior parte dei premiati pronuncia il discorso, che deve essere legata al lavoro per il quale sono onorati, nei giorni precedenti la cerimonia del 10 dicembre, giorno del compleanno del defunto Alfred Nobel che istituì il premio.

Il 75enne Dylan, che in ottobre aveva tenuto in sospeso l’Accademia evitando accuratamente di riconoscere pubblicamente di esser stato prescelto, aveva poi fatto sapere che “sfortunatamente” non avrebbe partecipato alla cerimonia di sabato per “precedenti impegni”. Patti Smith, in suo onore, canterà uno dei suoi brani più famosi, “A Hard Rain’s a-Gonna Fall” del 1963, in un arrangiamento speciale per la Royal Philharmonic Orchestra del direttore d’orchestra svedese Hans Ek.

La 69enne rock star, che nel 2010 ha vinto un National Book Award e che e’ stata occasionalmente una collaboratrice di Dylan, ha spiegato a Rolling Stone di esser stata avvicinata dagli organizzatori in settembre, prima dell’annuncio dei premi, per cantare alla cerimonia: “Pensavo di suonare una delle mie canzoni, ma dopo che è stato annunciato il premio a Dylan ho scelto una delle sue. “Hard Rain” è una delle più belle: combina la padronanza di linguaggio alla Rimbaud con una profonda comprensione delle cause della sofferenza, ma anche della resilienza umana”.

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