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Pakistan: attacco suicida in ospedale a Quetta, circa 60 i morti

Un attacco suicida in un ospedale a Quetta, provoca decine di morti. Keystone/EPA/FAYYAZ AHMED sda-ats

(Keystone-ATS) Una sessantina di persone sono morte in seguito a un attacco suicida compiuto questa mattina nell’ospedale di Quetta, capoluogo del Belucistan, la più grande provincia Pakistan.

Il sovrintendente medico dell’Ospedale civile di Quetta, Abdur Rehman Miankhel, ha detto ai media che i morti dell’attentato “sono 63 e i feriti circa 120”. Il bilancio ufficiale fornito dal governo riferisce di 54 morti. Due emittenti di Islamabad (Ary News e Saama TV) che in precedenza avevano parlato di 93 morti hanno corretto l’informazione portandoli a 63.

Almeno 18 dei morti sono avvocati che, prima dell’attentato, si erano recati in ospedale in seguito all’uccisione del presidente della loro associazione in Belucistan, Bilal Anwar Kasi, la cui salma era stata portata nello stesso ospedale.

Secondo il governatore del Belucistan, Sanahullah Zehri, l’attentato è stato opera di un kamikaze. Sarebbe il secondo più cruento del 2016, dopo quello di Pasqua nel Parco giochi di Lahore che ha causato 75 vittime.

La squadra artificieri ha confermato che l’esplosione è stata provocata da un attacco suicida e che sono state usate anche biglie di metallo per provocare più vittime. Sul posto sono state trovate due gambe e gli inquirenti ritengono che fossero quelle del kamikaze.

Dopo l’attentato, alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco dentro la struttura colpendo anche giornalisti e avvocati riuniti sul posto.

Zehri ha denunciato ai media che l’esplosione è stata organizzata dall’agenzia indiana di spionaggio estero (Research and Analysis Wing, R&AW o RAW). “Ho prove del coinvolgimento nell’attentato del RAW indiano – ha assicurato – che porterò a conoscenza del primo ministro Nawaz Sharif.

Intanto sia Sharif sia il comandante in capo dell’esercito, generale Raheel Sharif, si sono recati a Quetta. Il premier ha condannato l’attentato, che ha causato “la perdita di preziose vite umane”, ordinando alle forze dell’ordine provinciali di arrestare i colpevoli.

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