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Petrolio: Iraq, da Paesi non-Opec taglio 558.000 barili

Il ministro del petrolio saudita, Khalid al-Falih KEYSTONE/EPA/LISI NIESNER sda-ats

(Keystone-ATS) L’accordo è stato raggiunto e viene definito ‘storico’, anche se non è stato centrato in pieno il target previsto.

Al vertice di oggi a Vienna, i Paesi Opec e gli altri produttori di petrolio che non aderiscono al Cartello, tra cui la Russia, hanno chiuso l’intesa per ridurre a partire da gennaio il livello delle estrazioni e far così risalire le quotazioni del greggio dopo due anni di prezzi in caduta libera.

Ma il compromesso raggiunto prevede un taglio della produzione non-Opec di 558.000 barili al giorno, poco meno della quota di 600.000 fissata originariamente come obiettivo. La Bolivia si è tirata fuori mentre già si era stabilito di esentare dai tagli Libia e Nigeria. E se la Russia da sola si è impegnata a tagliare 300.000 barili giornalieri (ma si tratta di una decurtazione da ritmi di produzione record negli ultimi 30 anni pari a 11,2 milioni di barili/giorno), vuol dire che gli altri esportatori esterni al Cartello hanno concesso un po’ meno di quanto ci si aspettasse.

Resta il fatto che è la prima volta da 15 anni, dal lontano 2001, che si raggiunge un’intesa che coinvolge i 14 produttori del Cartello e i 12 al di fuori dell’Organizzazione (tra gli altri Oman, Bahrain, Malesia, Kazakhistan, Azerbaijan, Sudan, Sud Sudan, Messico).

Segno di quanto in questi anni siano cambiati i rapporti di forza sul mercato e di quanto la posta in gioco fosse ormai così alta da indurre tutti i player ad avviare i negoziati e porre fine alla guerra per le quote di mercato che ha messo in crisi compagnie petrolifere e intere economie.

Il ministro del petrolio saudita, Khalid al-Falih definisce “storico” l’accordo non-Opec perché rafforza la cooperazione per riequilibrare il mercato, mentre gli Emirati rimarcano quanto si sia andati vicino all’obiettivo dei 600.000 barili e che ora la porta è aperta agli altri Paesi che vorranno unirsi.

L’accordo varato oggi è la diretta conseguenza dell’intesa siglata 10 giorni fa in seno ai Paesi Opec. Al vertice del 30 novembre scorso, sempre a Vienna, si è deciso di tagliare la produzione Opec di 1,2 milioni di barili al giorno portando il totale giornaliero a 32,5 milioni di barili. Ma già in quell’occasione – per non vanificare lo sforzo – erano state gettate le basi per un coinvolgimento dei produttori non-Opec che preludeva per l’appunto alla riduzione di almeno 600.000 barili.

A fare pressing l’Arabia Saudita, numero uno fra i Paesi esportatori, che ha condizionato il suo abbandono della politica del “pompare a volontà” avviata nel 2014 – e che ha portato le quotazioni di greggio prima sotto la soglia dei 100 dollari e poi fin sotto quota 50 – a una effettiva ‘cooperazione’ degli altri esportatori.

Ne è scaturito un complesso negoziato per riuscire a coagulare consenso su come spartirsi i tagli produttivi. Per ora, dalle prime indiscrezioni, emerge che – dopo la Russia – sarà il Messico a dare un contributo sostanzioso impegnandosi a tagliare 100.000 barili al giorno. L’Oman ha accettato una decurtazione di 40.000 barili giornalieri, l’Azerbaijan di 35.000 e il Kazakhistan di 20.000.

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