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Politica sicurezza: rapporto più efficace e reattivo

Il consigliere federale Guy Parmelin KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Il Consiglio federale deve riflettere sulla forma e la frequenza dei lunghi rapporti sulla politica di sicurezza della Svizzera, che vengono pubblicati ogni cinque anni.

Ne è convinto il Consiglio degli Stati, per il quale occorre essere più reattivi di fronte all’attualità e alle nuove minacce.

Il rapporto 2016 costituisce una buona base di partenza. Ma dovrebbe contenere più risposte concrete da attuare in materia di strategia, ha sottolineato il “senatore” Josef Dittli (PLR/UR) a nome della Commissione della politica di sicurezza.

“Dobbiamo essere più efficaci”, gli ha fatto eco Claude Hêche (PS/JU), in particolare cooperando con l’estero, poiché la sicurezza è diventata una questione globale”. Gli investimenti potrebbero essere realizzati in funzione di minacce identificate nel rapporto, ha rilevato dal canto suo Géraldine Savary (PS/VD), per la quale occorre “investire in specialisti della cyber-sicurezza anziché in munizioni”.

Stiamo ultimando attualmente un piano d’azione sulla cyber-difesa per il mio dipartimento, in seguito all’attacco informatico contro la RUAG, ha risposto il consigliere federale Guy Parmelin. A suo avviso, il Dipartimento della difesa deve diventare un polo fondamentale nell’ambito della strategia nazionale sul ciberspazio.

“Entro il 2020, passeremo dagli attuali 50 posti a circa 150 impieghi a tempo pieno nel settore. Incoraggeremo pure la formazione di giovani specialisti”, ha precisato Guy Parmelin. La collaborazione con le alte scuole e i ricercatori è stata rafforzata, come pure quella con gli Stati esteri.

Il ministro della difesa si è già chiesto se non occorresse cambiare prassi in favore di documenti a più breve termine, più concisi e prospettici. Tuttavia vi sarà anche un rischio maggiore di sbagliarsi nelle previsioni, ha rilevato.

Critiche

Nel rapporto sottoposto al Parlamento, il Consiglio federale ha constatato come la situazione si sia nettamente deteriorata a partire dal 2010. Vengono messe in risalto le minacce per la sicurezza del Paese, diventate più complesse, interconnesse e opache rispetto al passato, come quelle in provenienza dal terrorismo islamico e dai cyber-attacchi.

Tuttavia numerose critiche erano state formulate durante la consultazione. Per rispondervi, diversi passaggi, quali quello sulle migrazioni, sono stati adattati.

In un secondo tempo, la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati ha chiesto al DDPS informazioni complementari concernenti le conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, l’evolversi della situazione nell’Europa dell’Est e l’eventuale riduzione dell’impegno transatlantico degli Stati Uniti dopo l’elezione alla presidenza di Donald Trump.

Oggi la Camera dei cantoni ha preso atto del rapporto. Il dossier passa ora al Nazionale.

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