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Povertà: da attori statali maggior impegno di prevenzione

Un'immagine simbolica relativa alla Conferenza nazionale contro la povertà, svoltasi oggi a Bienne (BE). Keystone/CHRISTOF SCHUERPF sda-ats

(Keystone-ATS) In Svizzera l’indigenza affligge 530’000 persone, su una popolazione di 8,3 milioni. Alla Conferenza nazionale contro la povertà, oggi a Bienne (BE), gli esperti hanno auspicato una maggiore opera di prevenzione per bloccare un fenomeno che rischia di estendersi.

Per l’occasione Confederazione, cantoni, città e comuni hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui si impegnano a promuovere l’educazione dei bambini di famiglie svantaggiate con un sostegno alla prima infanzia e un aiuto adeguato ai genitori. I ragazzi più grandi saranno aiutati nell’acquisire le competenze di base e una formazione professionale. Per l’integrazione sociale e professionale è previsto di potenziare le misure già esistenti, in particolare adeguandole ai problemi sociali attuali, riferisce una nota dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS). Secondo quest’ultimo in Svizzera il 7% della popolazione ha scarsezza delle cose necessarie per vivere e il 13,5% è a rischio di povertà. Nel 2014 260’000 persone hanno usufruito di aiuti sociali.

La conferenza è servita anche per fare il punto sul programma nazionale quinquennale lanciato nel 2014. Il consigliere federale Alain Berset, responsabile del settore sociale e della sanità, ne ha stilato un bilancio positivo, affermando che esso ha promosso l’interconnessione di diversi attori del settore e la condivisione delle conoscenze. Sono inoltre state affrontate problematiche finora poco trattate come quella dell’alloggio, e sostenuti progetti pilota per la prima infanzia e di formazione di recupero. Gli attori statali valuteranno entro due anni le proprie strategie in funzione dei risultati del programma nazionale e, se del caso, le svilupperanno ulteriormente.

Nel discorso d’apertura di benvenuto ai 370 partecipanti, il sindaco di Bienne Erich Fehr ha ricordato che la povertà in Svizzera spesso non è notata, poiché rimane nell’ombra. Molte delle persone in stato di bisogno non ricorrono ai servizi pubblici, “a volte per ignoranza, ma anche per vergogna”.

Tema affrontato anche da Jean-Pierre Tabin, professore alla Scuola universitaria di lavoro sociale di Losanna (EESP). Egli ha ricordato che oggi si parla soprattutto degli abusi negli aiuti sociali, ma ci sono molte persone che, pur avendone diritto, non richiedono alcuna prestazione. Si tratta di “un problema sociale significativo”, dovuto, tra l’altro, alla pesantezza burocratica, all’ignoranza sulla complessità del sistema o semplicemente al timore di discriminazione e critiche. Queste persone – ha sottolineato – devono essere coinvolte nella scelta delle politiche in materia e nel processo di riforme dell’aiuto sociale.

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