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Profughi Como accusano, Svizzera viola leggi

I migranti vogliono poter entrare in Svizzera. KEYSTONE/TI-PRESS/FRANCESCA AGOSTA sda-ats

(Keystone-ATS) Alcuni migranti accampati alla stazione di Como San Giovanni ha inviato una lettera al prefetto Bruno Corda in cui denunciano la loro situazione, accusano la polizia elvetica e chiedono il rispetto delle leggi “in questo momento violate dalla Svizzera”.

La lettera è firmata genericamente “migranti della stazione San Giovanni” ed è stata scritta in inglese e in italiano.

“Chiediamo il rispetto delle leggi che riconoscono il nostro diritto di movimento, che sono in questo momento violate dalla Svizzera – scrivono lamentandosi del trattamento da parte della polizia svizzera, ma anche italiana. “Chiediamo un provvedimento straordinario che possa permetterci di muoverci o almeno che la sua voce possa unirsi alla nostra, per fare pressione sulle autorità svizzere e europee, provando a sbloccare questa insostenibile situazione che sta rovinando le nostre vite e ci sta rendendo un fastidio per gli abitanti della città”.

Dalla Svizzera “siamo riportati in Italia anche se abbiamo fatto richiesta di asilo: alcuni – raccontano nella lettera – lo comunicano alla polizia svizzera oralmente, altri per iscritto. Respingono tutti, compresi minori, donne incinta e persone in difficili condizioni di salute, senza rispettare i trattati internazionali. Ci rimandano indietro senza assistenza legale e senza alcuna idea della situazione o dei diritti. La polizia svizzera usa la forza contro i migranti che rifiutano di spogliarsi”.

Ma nel messaggio ci sono accuse anche alla polizia italiana che “trasferisce i migranti con la forza da Ponte Chiasso al Sud Italia, senza informarli riguardo la loro destinazione. Viaggiano dalle 15 alle 20 ore, famiglie e amici vengono separati. Inoltre, quando siamo rimandati a Sud alcuni hanno sofferto le violenze della polizia, sono stati picchiati o messi in luoghi degradati. Là hanno preso le nostre impronte con la forza, le minacce o l’inganno”.

“Ora siamo bloccati in stazione da oltre sei settimane – prosegue il documento – Le persone hanno addosso molta pressione, frustrazione e disappunto. Questa dolorosa situazione ci spinge a compiere azioni disperate, ma non siamo cattive persone, siamo semplicemente migranti. Grazie all’aiuto di molti volontari, al momento per quanto riguarda cibo, acqua e docce la situazione è sopportabile. Ma se il nostro problema principale, la chiusura del confine, non cambia, diventerà presto insostenibile. Non vogliamo essere spostati in un luogo nascosto, dove ci si possa dimenticare di noi e dei nostri problemi”.

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