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Riparazione collocamenti coatti al Nazionale

(Keystone-ATS) Il Consiglio nazionale deciderà fra questa sera e domani mattina se lo Stato dovrà rimborsare le vittime dei collocamenti coatti, come chiede la cosiddetta “Iniziativa per la riparazione”.

L’UDC e una parte del PLR si oppongono all’idea, mentre le altre formazioni sostengono il controprogetto del Consiglio federale.

In Svizzera, fino al 1981, decine di migliaia di persone sono state internate sulla base di decisioni amministrative, senza l’esame di un tribunale. Molte donne sono state sottoposte a sterilizzazione o costrette all’aborto, migliaia di bambini sono stati dati in adozione contro la volontà delle loro madri o collocati in istituti e costretti a lavorare senza remunerazione.

L’iniziativa “Riparazione a favore dei bambini che hanno subito collocamenti coatti e delle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale”, depositata nel 2014 con 108’709 firme valide, propone l’istituzione di un fondo per risarcire le vittime di 500 milioni di franchi.

“Si tratta di riconoscere che pratiche effettuate in passato hanno violato i diritti di numerosi cittadini”, ha dichiarato Jean Christophe Schwaab (PS/VD) a nome della commissione. “Non si tratta di un giudizio morale, ma di riconoscere le conseguenze scaturite da queste pratiche”, ha detto.

Il controprogetto è più rapido

La commissione appoggia il controprogetto indiretto del Consiglio federale, che prevede un fondo di 300 milioni di franchi a favore delle circa 12’000‐15’000 vittime. Il tetto massimo per il singolo indennizzo dovrebbe essere di 25’000 franchi. “Il controprogetto entrerebbe in vigore molto più velocemente rispetto all’iniziativa, cosa che andrebbe a vantaggio delle vittime”, ha aggiunto Schwaab.

Una minoranza si è però opposta all’opinione della commissione. Claudio Zanetti (UDC/ZH) si chiede fino a che punto si possono spingere le richieste di risarcimento: “un giorno le donne potrebbero chiedere indennizzi per come erano fatte le vecchie leggi sul matrimonio”, ha sottolineato. “Anche se in questo caso le norme venivano già violate ai tempi dei fatti, si tratta di reati ormai caduti da tempo in prescrizione”, ha aggiunto.

“Per le vittime è importante il riconoscimento delle ingiustizie subite”, ha replicato Matthias Aebischer (PS/BE). “Non si tratta di risarcire danni, ma di fare chiarezza su un preciso periodo storico in Svizzera”, ha evidenziato. “Ci vogliamo scusare per tutte le persone che hanno subito traumi anche gravi, e ne pagano le conseguenze ancora oggi”, gli ha fatto eco Pirmim Schwander (UDC/SZ), a nome della minoranza democentrista favorevole al controprogetto.

“Bisogna anche domandarsi chi è responsabile: i Cantoni? La Confederazione? Associazioni attive in quel settore? È difficile da dire” ha affermato Philippe Bauer (PLR/NE). Ad ogni modo, “c’è una responsabilità morale della Confederazione, che deve quindi reagire in qualche modo”.

Pochi giorni fa, il promotore del testo Guido Fluri, aveva dichiarato ai quotidiani “Der Bund” e “Tages-Anzeiger” che se il Parlamento avesse adottato il controprogetto, “molto probabilmente” l’iniziativa sarebbe stata ritirata.

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