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Siria: il regime colpito al cuore a Homs

Una persona rimasta uccisa nei giorni scorsi a Homs. Keystone/EPA SANA/SANA HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Un attacco senza precedenti negli ultimi quattro anni contro rappresentanti del regime siriano è stato compiuto oggi a Homs, città simbolo dell’insurrezione anti-governativa e della conseguente repressione.

L’attacco ha causato, secondo fonti governative, 32 uccisi ed è stato rivendicato da una sigla che si dice affiliata all’ala siriana di al Qaida.

Le forze governative hanno poi eseguito rappresaglie con raid aerei e di artiglieria su un sobborgo di Homs ancora fuori dal controllo lealista e contro altre zone del Paese. In tutto si registrano almeno 26 uccisi e decine di feriti tra cui civili.

Questo mentre a Ginevra continuano, finora senza risultati, i colloqui mediati dall’Onu tra opposizioni e governo di Damasco. L’inviato speciale dell’Onu Staffan De Mistura ha commentato così la notizia degli attacchi: “Durante i colloqui c’è sempre qualcuno che tenta di far saltare i negoziati. Ce lo aspettavamo”.

Non è chiaro se tra le vittime ci siano civili. I media governativi non hanno fornito dettagli o immagini dai luoghi degli attacchi avvenuti nei quartieri di Ghuta e Mahatta.

Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, le vittime degli attacchi sono 42 e non 32. Secondo i racconti dei media governativi e fonti sul terreno gli attacchi odierni erano mirati al potere locale del regime, in un’area dove la tensione militare e confessionale rimane molto alta.

Homs fino al 2011 era dominata da una classe imprenditoriale sunnita e cristiana. Da quando l’insurrezione è stata schiacciata nel 2014, la città è sotto il completo controllo delle forze governative e delle milizie sciite filo-iraniane, la cui presenza esaspera la spirale di odio confessionale e favorisce l’estremismo.

A est della città rimane sotto assedio il sobborgo di Waar in mano ai miliziani, tra cui qaedisti. E nei giorni scorsi le forze governative avevano ripreso a bombardare pesantemente la zona, dove non possono entrare viveri e medicinali.

Il generale Hasan Daabul, capo dei servizi di sicurezza militari di Homs, è stato ucciso stamani assieme ad altre 31 persone, per lo più ufficiali e militari dell’intelligence in almeno tre attacchi suicidi all’interno delle super fortificate sedi dei servizi di sicurezza.

Secondo alcune fonti locali, Daabul aveva un ruolo di rilievo nei negoziati su Waar. Anche un altro alto rappresentante del potere di Damasco a Homs, il generale Ibrahim Darwish, coinvolto in prima persona nella questione di Waar, è stato preso di mira negli attacchi odierni ma è rimasto solo ferito.

Le esplosioni nel palazzo della Sicurezza dello Stato e di quello della Sezione dei servizi di informazione militari sono state precedute da scontri a fuoco e da una coordinata operazione condotta dietro le linee nemiche da diversi commando che si sono fatti breccia nel sistema di protezione delle caserme prima con pistole dotate di silenziatori e, solo all’ultimo, con cinture esplosive indossate da kamikaze.

La rivendicazione è stata riportata dall’agenzia governativa Sana che ha citato un “comunicato apparso sui social network” di un gruppo indicato come “Conquista della Siria”, affiliato all’ala siriana di al Qaida. Non è possibile verificare l’autenticità della rivendicazione.

L’attacco odierno ricorda quello del luglio 2012 a Damasco condotto in modo insolitamente sofisticato contro esponenti del regime e attribuita, anche allora, ad estremisti islamici.

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