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Siria: rapporto Onu, violenza aumenta

(Keystone-ATS) “La guerra in Siria ha portato immensa distruzione e sofferenza ai civili, le parti diventano sempre più violente, imprevedibili e violano sempre di più le leggi internazionali. Il solo modo di arrestare il conflitto è con una soluzione politica e non dando armi”: è quanto conclude la Commissione d’inchiesta dell’Onu sulla Siria.

“Il conflitto in Siria, che si avvicina alla fine del secondo anno, è diventato chiaramente un confronto tra etnie, tra alawiti e sunniti, con le altre minoranze etniche costrette a prendere le armi per difendersi, e molti combattenti che vengono da altri paesi”, afferma la Commissione d’inchiesta – di cui fa parte anche la ticinese Carla del Ponte – nell’ultimo rapporto che riguarda il periodo 28 settembre-16 dicembre 2012, elaborato senza poter entrare nel paese ma intervistando oltre 1200 testimoni e vittime.

Le forze governative e le milizie vicine al governo hanno attaccato civili sunniti e ci sono informazioni credibili di gruppi armati anti-governativi che attaccano alawiti ed altre minoranze pro-governative, affermano gli esperti indipendenti.

“Molti combattenti stranieri giunti in Siria per unirsi ai gruppi armati governativi o combattere indipendentemente accanto a loro sono sunniti provenienti dai paesi del Medio Oriente e del Nordafrica”, viene aggiunto. Mentre la “crescente natura settaria del conflitto fornisce un motivo ad altri attori di entrare nel conflitto”, osserva il rapporto.

“Non esiste una soluzione militare al conflitto in Siria, la fine non è vicina se continueranno ad affrontarsi con le armi”, ha detto il presidente della Commissione d’inchiesta Paulo Sergio Pinheiro presentando i risultati del rapporto a Bruxelles.

“La situazione in Siria è catastrofica, con crimini di una crudeltà incredibile da entrambe le parti, cose che non avevo mai visto nella guerra dei Balcani come il coinvolgimento dei bambini come messaggeri di guerra o combattenti, inammissibile”, ha affermato Carla Del Ponte.

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