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Sismi stellari ‘scuotono’ teorie evoluzione delle stelle

Cosa avviene davvero nello spazio? KEYSTONE/EPA ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), NASA, ESA/HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) Astrofisici dell’Università di Sydney, che studiano gli sconvolgimenti interni delle stelle, hanno dato una ‘scossa’ alle teorie consolidate sulla formazione dell’universo.

Tenendo sotto osservazione i sismi nelle stelle o ‘starquakes’, equivalenti stellari degli earthquakes, hanno scoperto una sorprendente simmetria in decine di stelle note come giganti rosse, stelle giganti di massa piccola o intermedia nelle fasi finali della loro evoluzione.

La ricerca condotta dall’astrofisico Dennis Stello della Scuola di Fisica dell’ateneo e dal suo ex studente di dottorato Enrico Corsaro dell’Osservatorio Astrofisico di Catania, propone nuovi dilemmi sulla formazione di ammassi di stelle da vortici di molecole e gas. Nello studio pubblicato su Nature Astronomy, gli studiosi descrivono come tali nubi molecolari ruotino attorno ai propri assi interni.

Gli astronomi hanno finora ritenuto che l’orientamento iniziale di rotazione di tali vortici di molecole e gas venga nel tempo ‘rimescolato’ dalla colossale turbolenza generata quando questi si aggregano in famiglie di stelle. Il nuovo studio, che ha misurato la rotazione di 48 giganti rosse in due ammassi entro la nostra galassia, ha osservato che il 70% di esse erano allineate fra loro; il che suggerisce che la maggior parte delle stelle abbia mantenuto l’impronta originale della rotazione delle originali nubi di gas di miliardi di anni prima, quando si erano formate.

Questo indica che la quantità di energia che muove la rotazione di nubi gassose sia molto maggiore di quanto finora creduto – scrivono i due astrofisici. “La nostra conclusione è che la maniera in cui si formano le stelle non è come si credeva e dovrà essere ripensata”.

Lo studio ha misurato la rotazione delle stelle registrando le oscillazioni naturali create da bolle interne di gas incandescente che colpiscono la superficie dall’interno, creando una serie di piccoli ‘starquakes’ e di onde sonore. Pur essendo molto al di sotto della gamma udibile, tali onde sonore hanno potuto essere misurate attraverso minuscole fluttuazioni nella luce stellare, analizzate in quattro anni dalle rilevazioni dell’osservatorio spaziale Kepler della Nasa.

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