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Strasburgo boccia ricorso musulmani Basilea per nuoto figlie

La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) di Strasburgo ha bocciato il ricorso di due genitori musulmani di Basilea che avevano rifiutato di lasciar partecipare le figlie ancora impuberi alle lezioni obbligatorie miste di nuoto impartite agli scolari delle elementari (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA BELLA sda-ats

(Keystone-ATS) La Cedu di Strasburgo ha bocciato il ricorso di due genitori musulmani di Basilea che avevano rifiutato di lasciar partecipare le figlie ancora impuberi alle lezioni obbligatorie miste di nuoto impartite agli scolari delle elementari.

Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) le autorità basilesi non hanno violato la libertà di coscienza e di religione infliggendo loro multe di complessivi 1400 franchi.

Nella sentenza pubblicata oggi, la Corte internazionale afferma che le autorità cantonali non hanno “oltrepassato il margine di apprezzamento considerabile di cui godono” in questo ambito. Secondo i giudici di Strasburgo questo margine consentiva loro di “far primeggiare l’obbligo per i bambini di seguire integralmente la scolarità e il successo della loro integrazione sull’interesse privato dei genitori di vedere le loro figlie dispensate dai corsi di nuoto misti per motivi religiosi”.

I due genitori musulmani di Basilea, di origine turca ma naturalizzati svizzeri, si erano visti bocciare il loro ricorso nel marzo 2012 dal Tribunale federale, che aveva confermato la sanzione inflitta dalle autorità basilesi nel luglio 2010 e approvata dal Tribunale amministrativo cantonale nell’agosto 2011.

La coppia aveva motivato il suo veto nell’agosto 2008 – quando le bambine avevano rispettivamente sette e nove anni – con la volontà di educare le figlie conformemente ai precetti del Corano. I corsi di nuoto misti – avevano osservato – sono inoltre incompatibili con il senso del pudore che desideravano inculcare alle figlie ancor prima della pubertà.

Il Tribunale federale aveva respinto i loro argomenti e mantenuto la propria giurisprudenza al riguardo, stabilita tre anni prima, quando aveva sentenziato che l’obbligo di partecipare ai corsi di nuoto misti non costituisce una violazione inammissibile della libertà religiosa, nemmeno per i bambini di confessione musulmana.

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