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Trump ritira l’America dall’accordo trans-Pacifico

Donald Trump inaugura la sua era da presidente firmando nello studio Ovale un ordine esecutivo per uscire dalla Trans-Pacific Partnership, l'accordo di libero commercio tra Usa e 11 Paesi del Pacifico. KEYSTONE/AP/EVAN VUCCI sda-ats

(Keystone-ATS) Addio Tpp: Donald Trump inaugura la sua era firmando nello studio Ovale un ordine esecutivo per uscire dalla Trans-Pacific Partnership, l’accordo di libero commercio tra Usa e 11 Paesi del Pacifico.

Poi sigla altri due provvedimenti per segnare la svolta: chiude i rubinetti dei fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo e congela le assunzioni governative, fatta eccezione per le forze armate, per ridurre spese e burocrazia.

Sono tutte mosse simboliche, le ultime due neppure inedite, ma servono a lanciare un messaggio forte nel ‘day one’ della presidenza Trump mentre il neo presidente è sotto attacco su vari fronti. Ad esempio la causa preannunciata da alcuni avvocati ‘etici’ contro l’accettazione di denaro da governi stranieri da parte dei suoi hotel, in presunta violazione di una clausola della costituzione, liquidata oggi dal magnate come “totalmente priva di merito”.

Oppure l’attacco inaspettato di WikiLeaks, che ha incoraggiato la fuga di notizie sulla sua dichiarazione dei redditi sostenendo che la violazione della promessa di Trump di diffonderla “è molto più ingiustificata della scelta di Hillary Clinton di tener nascoste la trascrizioni dei suoi discorsi per Goldman Sachs”.

Il neo presidente ha cercato di oscurare le polemiche con l’iperattivismo della sua prima giornata di lavoro dopo il weekend dell’inaugurazione. E ha voluto confermare che intende onorare le sue promesse elettorali smantellando l’eredità Obama: dopo il primo ordine esecutivo per strangolare la riforma sanitaria del predecessore, oggi è toccato al Tpp, anche se non era ancora stato ratificato dal Congresso. E a breve sarà il turno dell’accordo di libero commercio Nafta, che Trump intende rinegoziare incontrando nei prossimi giorni sia il presidente messicano che il premier canadese.

A questo proposito in giornata il presidente messicano, Enrique Pena Nieto, ha parlato al telefono con il premier canadese, Justin Trudeau, per discutere delle posizioni dei loro rispettivi Paesi in vista di questo riesame generale del Trattato di libero scambio dell’America del Nord (Nafta).

La presidenza messicana ha informato in un comunicato che i due leader hanno “parlato dell’importanza degli Stati Uniti per il loro Paese, e hanno convenuto di unire le loro forze per continuare a promuovere l’integrazione economica dell’America del Nord”.

Trump si è però occupato anche di economia interna, e ha incontrato i leader del business (Dell, Whirlpool, Ford, Us Steel, Space X), rilanciando il suo slogan “produci e assumi americano” e promettendo una forte riduzione delle tasse (dal 35% al 15%-20%) e delle regole (75%, forse anche di più) ma anche alti dazi doganali per chi produce fuori dai confini ed esporta poi negli Usa.

Domani invece riceverà alla Casa Bianca gli amministratori delegati di Fca, Ford e General Motors. Sergio Marchionne, Mark Fields e Mary Barra avranno una colazione con il presidente.

Non sono mancate nemmeno le note di colore, come quella secondo cui Trump ha già aggiunto il suo tocco personale allo Studio Ovale. Via, infatti, le tende rosso scuro di Obama, e al loro posto drappi color oro scintillante. La cosa non ha sorpreso più di tanto, visto che anche la Penthouse dove il tycoon vive con la sua famiglia nella Trump Tower è tutta decorata in oro.

Contrariamente a quanto si era detto, invece, non è sparito il busto di Martin Luther King, ma è stato semplicemente spostato. Il magnate ha però riportato nell’ufficio il busto di Winston Churchill. Il presidente Obama aveva deciso di spostarlo in un’altra stanza durante i suoi due mandati.

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