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Ue: Juncker, siamo in crisi esistenziale

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker Keystone/EPA/STEPHANIE LECOCQ sda-ats

(Keystone-ATS) L’Unione europea “non è in gran forma” e si può parlare di “crisi esistenziale”. Lo ha detto stamane il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker alla plenaria di Strasburgo, in apertura del suo discorso sullo stato dell’Unione.

Così Juncker: “Un anno fa avevo detto che la situazione nell’Unione europea lasciava a desiderare, non c’era abbastanza Europa e non c’era abbastanza unione nella Ue. A un anno di distanza questa constatazione in Europa resta. La Ue non è un gran forma. Sono cambiate tante cose. Possiamo parlare di crisi esistenziale”.

La disoccupazione “è ancora troppo alta”, “l’Europa non è abbastanza sociale, questo lo dobbiamo cambiare” quindi “lavoreremo al pilastro dei diritti sociali”, ha detto Juncker. E se anche la situazione dei debiti resta alta, essi si sono ridotti e questo “dimostra che il Patto di stabilità ha suo effetto, ma non deve diventare patto di flessibilità: deve diventare un patto applicato con flessibilità intelligente”, ha aggiunto.

Juncker ha anche affrontato la questione Brexit. “Noi rispettiamo e allo stesso tempo ci rammarichiamo della decisione del Regno Unito, ma la Ue in sé non è a rischio”, ha affermato, aggiungendo che “saremmo felici se la richiesta di lanciare l’articolo 50 avvenisse il prima possibile”.

Juncker ha poi lanciato un rimprovero ai governi: “Tenere un discorso europeista qui non è così difficile, ma tutti devono fare discorsi europeisti nei loro parlamenti nazionali. Dire sì con entusiasmo a Bruxelles e poi fare finta di non aver partecipato è il contrario di quello che definisco coerenza. Non dobbiamo più menare per il naso i cittadini europei. Li dobbiamo guardare negli occhi: sono stufi di lotte interne e menzogne. Si aspettano risultati e attuazione di quanto decisivo”.

E ha proseguito: “Propongo un programma positivo per i prossimi 12 mesi, che saranno decisivi, se vogliamo superare le divisioni tra est e ovest che si sono aperte in questi ultimi mesi. Li dobbiamo superare se vogliamo dimostrare al mondo che l’Europa esiste”.

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