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Vescovi svizzeri: preferire cure palliative al suicidio assistito

Felix Gmuer (archivio) Keystone/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) La vita è un dono ed è preziosa fino al termine. La Commissione nazionale svizzera Giustizia e Pace, organo della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), ha condannato oggi in una conferenza stampa il suicidio assistito.

“Il suicidio non deve essere normalizzato né banalizzato”, ha detto il vescovo di Basilea Felix Gmür a Berna presentando uno studio sul tema. “Il debole diventa un peso e viene indotto a credere che la sua vita non ha più alcun valore”, ha denunciato Wolfgang Bürgstein, segretario generale di Giustizia e Pace. La pressione sociale spinge gli anziani a optare per il suicidio assistito.

Secondo Bürgstein, le offerte di suicidio assistito sono i sintomi della mancanza di solidarietà della società odierna. Questa non deve escludere le persone anziane se non vuole “diventare disumana”.

A chi sta morendo occorrono invece, nell’ambito delle cure palliative, speciali proposte d’accompagnamento e di ascolto. Il potenziale di questo tipo di cure, “che meritano di essere estese”, è però ancora troppo poco utilizzato, è stato rilevato. In quest’ambito occorre inglobare meglio le varie proposte di cure palliative nelle strutture preesistenti, che sono più numerose in città rispetto alla campagna.

Nello studio, Giustizia e Pace raccomanda l’introduzione di nuovi principi di finanziamento per la cura degli anziani negli ospedali e negli istituti medicalizzati. I cosiddetti “forfait per caso” non sono infatti adatti alle situazioni mediche complesse e alle cure palliative.

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