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WEF Davos: Svizzera eccelle nella crescita inclusiva

Dal WEF di Davos, che aprirà i battenti domani, buone notizie per la Svizzera Keystone/EPA KEYSTONE/GIAN EHRENZELLER sda-ats

(Keystone-ATS) La Svizzera è terza, tra le 30 economie avanzate, nella graduatoria sulla crescita inclusiva, che tiene conto di varie dimensioni come il tasso di occupazione, la coesione economica, sociale e territoriale.

È prima per i parametri “servizi di base” e “infrastrutture digitali”, indica l’indice pubblicato oggi dal Forum economico mondiale (WEF).

In termini di crescita inclusiva “pochi Paesi sono messi bene”, secondo il WEF. Primeggia su scala globale l’Europa del Nord: Norvegia, Lussemburgo, Svizzera, Islanda, Danimarca, Svezia occupano i primi sei posti.

La Germania è al numero 13esimo, la Francia al 18esimo, l’Italia 27esima, meno inclusiva degli Usa che, pur fra tante diseguaglianze, sono pure una fucina di opportunità.

Il modello di crescita mondiale sta andando a sbattere perché genera crescenti diseguaglianze, ammonisce l’organizzazione con sede a Ginevra.

L’incontro annuale del WEF apre i battenti domani e sarà segnato dall’allarme dei populismi sulle due rive dell’Atlantico, dai rischi enormi (accanto alle opportunità) per le società della robotica e della quarta rivoluzione industriale.

Il rapporto Inclusive Growth and Development costituisce un sasso nello stagno. Perché proprio dalla prospettiva del mercato e del capitalismo arriva un allarme insolito. Nonostante la crescita ci sia, il reddito pro capite mediano (che a differenza del medio non è falsato da guadagni stellari di categorie ridotte a poche migliaia di super ricchi) nelle principali economie va giù. Meno 2,4% negli ultimi cinque anni con una crescita media pro capite inferiore all’1%.

È un fenomeno che a detta di molti si è accompagnato, anzi forse ha contribuito a causare, quella “stagnazione secolare” che affligge le economie avanzate che fanno i conti con deficit di consumi e investimenti. E che certamente, impoverendo le classi medie, sta fornendo benzina al populismo a partire dal presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, gigantesco convitato di pietra a Davos (GR).

Richard Samans, membro del consiglio d’amministrazione del WEF, dice che i Paesi devono “riorientare il proprio compasso di politica economica verso un progresso diffuso del livello di benessere”. Serve, a detta del WEF, un “nuovo approccio alle riforme strutturali “per aumentare la crescita e allo stesso tempo ridurre le diseguaglianze”. È in sé una rivoluzione copernicana. Si ammette che le riforme strutturali, le liberalizzazioni per intenderci, magari rilanceranno la crescita ma in modo disuguale, finendo magari per indebolirla a lungo andare.

E dunque occorre agire anche con le politiche sociali. A partire dalle politiche attive per il lavoro, passando per la parità di accesso all’istruzione di base, l’eguaglianza di genere, l’offerta di schemi di protezione anche per chi fa lavori “non standard” e magari ha come datore di lavoro una app.

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