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WWF: proteggere gli ultimi fiumi naturali rimasti

Il WWF invita a proteggere gli ultimi fiumi naturali rimasti. WWF Svizzera sda-ats

(Keystone-ATS) In Svizzera meno del 5% dei corsi d’acqua è ancora intatto, secondo uno studio del WWF presentato oggi. Per questa ragione è necessario proteggere gli ultimi fiumi naturali rimasti, sostiene l’associazione ambientalista.

Secondo lo studio, al massimo un quinto dei torrenti e fiumi svizzeri raggiunge parzialmente gli obbiettivi ecologici della Legge federale sulla protezione delle acque. Nonostante intensi sforzi da parte delle associazioni ambientaliste e nonostante le decisioni politiche favorevoli, fiumi e torrenti naturali sono molto rari e costantemente in pericolo, si legge in un comunicato odierno.

Nell’Altipiano, lungo i maggiori fiumi, costruzioni e centrali idroelettriche trattengono le acque e impediscono la migrazione ittica. Nelle valli delle Alpi sono prevalentemente le centrali elettriche ad accumulo e le microcentrali idroelettriche ad ostacolare il flusso naturale dei torrenti prelevandone l’acqua.

“I corsi d’acqua svizzeri hanno subito delle modifiche estreme in confronto ad altre realtà europee”, afferma Christopher Bonzi, responsabile del programma “Acque” di WWF Svizzera, citato nella nota.

Nonostante tutto, il 43% dei corsi d’acqua è ancora classificato come “prezioso” e mantiene quindi funzioni importanti, dal punto di vista dell’habitat e dei corridoi ecologici. Per fare in modo che la situazione non degeneri, bisogna porre un freno alla distruzione e al degrado di fiumi e torrenti.

In Europa è in vigore una normativa che vieta il deterioramento dello stato attuale dei corsi d’acqua. Nella Confederazione però questa normativa non esiste e il WWF ne chiede l’introduzione. “Il 58% delle specie ittiche in Svizzera è sulla Lista Rossa. Otto specie sono già estinte. Gli ultimi gioielli d’acqua naturali devono essere assolutamente protetti. Inoltre servono più rinaturazioni, altrimenti corriamo il rischio di vedere l’estinzione di altre specie faunistiche e floreali e la sparizione di paesaggi intatti”, ha aggiunto Bonzi.

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