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Zurigo: stop osservazione di sospetti di abusi a stato sociale

Il responsabile della socialità per la città di Zurigo Raphael Golta (PS) KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) La Città di Zurigo sospende la sorveglianza tramite detective di persone sospettate di abusi nei confronti delle assicurazioni sociali.

La decisione fa seguito a una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che aveva riconosciuto la fondatezza di un ricorso di una zurighese spiata da un’assicurazione.

Il Dicastero della socialità faceva sorvegliare persone sospette da “ispettori sociali” sin dal 2007. Questi detective erano autorizzati ad agire in segreto.

Abbiamo provvisoriamente rinunciato a questi metodi, ha riferito all’ats Michael Rüegg, portavoce del dicastero cittadino, confermando un’informazione odierna della Neue Zürcher Zeitung. Il responsabile della socialità comunale, Raphael Golta (PS), ha informato l’altro ieri i servizi coinvolti e i Comuni partner.

Lo scorso mese di ottobre la CEDU aveva accolto il ricorso di una zurighese a beneficio di una rendita di invalidità che era stata posta sotto sorveglianza. La compagnia assicurativa le aveva chiesto di sottoporsi ad una nuova perizia medica, in modo da rivalutare il suo stato di salute, ma la donna aveva rifiutato. La compagnia l’aveva quindi fatta sorvegliare da investigatori.

Per i giudici di Strasburgo le attuali disposizioni legislative elvetiche permettono alle compagnie assicurative di varare le “misure investigative necessarie” e di riunire le informazioni richieste quando un assicurato rifiuta di fornirle, ma esse non precisano le modalità della sorveglianza, in particolare a partire da quale momento e per quanto tempo è consentita.

Le norme elvetiche non indicano nemmeno in modo chiaro le garanzie contro gli abusi, quali ad esempio i procedimenti applicabili quando le compagnie conservano, consultano, esaminano, utilizzano o distruggono le informazioni riunite.

In seguito alla decisione della CEDU, il Dicastero della socialità ha chiesto un parere sul da farsi all’incaricato comunale della protezione dei dati e alle autorità giudiziarie. Ne è risultato che la Città deve rinunciare a tali controlli fino a quando non vi sarà una base legale sufficiente.

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