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Venezuela: opposizione anti-Maduro esclusa dal voto

Nicolas Maduro. KEYSTONE/EPA EFE/CRISTIAN HERNANDEZ sda-ats

(Keystone-ATS) L’opposizione venezuelana non potrà presentare un candidato unico per sfidare Nicolas Maduro nelle elezioni presidenziali che si svolgeranno entro fine aprile, grazie a una nuova mossa del Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj).

La sentenza che spiana la strada per la rielezione di Maduro è già denunciata come antidemocratica da Stati Uniti, Unione Europea e 14 Paesi del continente americano.

Il Tsj ha stabilito che, poiché nel Tavolo dell’Unità Democratica (Mud la sigla in spagnolo) vi sono organizzazioni politiche che non sono ancora state registrate presso il Consiglio Nazionale Elettorale (Cne), non può permettere che si presenti una scheda unica – e dunque un’unica candidatura presidenziale – della coalizione alle elezioni.

In vista delle presidenziali, convocate entro fine aprile dall’Assemblea Costituente, il Cne aveva organizzato una reiscrizione obbligatoria di tutti i partiti politici per questo fine settimana, dopo che i principali gruppi antichavisti non avevano partecipato alle municipali dello scorso dicembre.

Ieri Tania D’Amelio, del Cne, ha informato che comunque il Mud non potrà presentarsi in otto dei 23 stati del Paese perché “esistono cause penali in corso che lo riguardano”. D’Amelio ha precisato inoltre che Voluntad Popular – il partito di Leopoldo Lopez, il leader antichavista condannato a 14 anni di prigione – si è “autoescluso” dalle presidenziali, perché non ha presentato la sua richiesta di iscrizione al Cne.

L’esclusione del Mud dalle elezioni è stata respinta dall’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini che l’ha definita “una nuova e grave violazione del principio di elezioni eque”, mentre da Washington il Dipartimento di Stato ha annunciato che non riconoscerà il risultato delle presidenziali, giacché il voto non può essere definito “libero, giusto, credibile e trasparente”.

“Nessuno riconoscerà il risultato delle elezioni presidenziali in Venezuela”, ha rilanciato da Davos il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, indicando – come ha fatto anche Mogherini – che il voto è stato convocato dall’Assemblea Costituente di Caracas, che tanto la Colombia come l’Ue considerano illegittima.

Santos ha dato il suo appoggio alle posizioni del cosiddetto Gruppo di Lima (costituito da Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Santa Lucia) che ha respinto tre giorni fa le presidenziali anticipate, osservando che la situazione attuale a Caracas “rende impossibile la realizzazione di elezioni presidenziali democratiche, trasparenti e credibili”.

In quanto ai partiti del Mud, ancora non hanno deciso una posizione comune dopo la sentenza del Tsj. Tomas Guanipa, segretario di Primero Justicia – il gruppo più importante della coalizione, insieme a Voluntad Popular – ha detto che è disposto a “prestare” la sua sigla elettorale per tutta l’opposizione, ma non c’è stato ancora alcun accordo al riguardo.

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