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Autobomba sventra centro Damasco

(Keystone-ATS) Automobili in fiamme, edifici sventrati, arti umani sparsi sull’asfalto: il centro moderno di Damasco, dove hanno sede le principali organizzazioni governative, è stato sconvolto oggi dall’ennesimo attentato compiuto con un’autobomba a poche centinaia di metri dalla Banca centrale, con un bilancio di almeno 15 morti e 53 feriti.

In assenza di una qualsiasi iniziativa diplomatica convincente che faccia sperare nella fine del conflitto, l’Onu si appresta intanto ad inviare nel Paese una squadra di ispettori incaricati di verificare se l’esercito stia utilizzando armi chimiche, dopo le reciproche accuse con i ribelli di aver fatto ricorso a gas velenosi. Lo ha detto il segretario generale Ban Ki-moon, il quale ha precisato che gli ispettori sono già a Cipro, pronti ad entrare in Siria, e che il loro invio è stato chiesto dallo stesso governo di Damasco.

Almeno 61 persone, di cui tre bambini, sono morti anche oggi nei combattimenti e nei bombardamenti in diverse aree del Paese, secondo un bilancio provvisorio dei Comitati locali di coordinamento (Lcc) dell’opposizione. La stessa fonte segnala intensi combattimenti intorno all’aeroporto internazionale di Aleppo e a quello militare di Nairab, nella stessa provincia, oltre che nel quartiere cittadino di Bastan Basha.

Intanto Damasco dice no alla missione di inchiesta dell’Onu sull’uso delle armi chimiche in Siria: lo ha annunciato il ministero degli Esteri, precisando che l’iniziativa patrocinata dal segretario Ban Ki-moon intendeva “schierare su tutto il territorio la missione, contrariamente a quanto chiesto dalla Siria all’Onu”.

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