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Berna: proteste anti Erdogan, convocata vice ambasciatore svizzero

La manifestazione in Piazza federale a Berna KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Diverse migliaia di persone hanno manifestato oggi a Berna contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan chiedendo libertà, democrazia e Stato di diritto. La sostituta dell’ambasciatore svizzero in Turchia è stata convocata dalle autorità di Ankara.

Nathalie Marti, console generale di Svizzera a Istanbul, si è recata al ministero degli affari esteri visto che l’ambasciatore elvetico non era nella capitale turca, ha indicato il Dipartimento federale degli afferi esteri (DFAE).

All’origine della convocazione c’è uno striscione esposto da alcuni dimostranti a Berna raffigurante Erdogan e una pistola con la scritta “Kill Erdogan with his own weapons” (“Uccidete Erdogan con le sue stesse armi”). Stando a una giornalista dell’ats sul posto, sarebbero autonomi di sinistra – circa 150 – che avrebbro raggiunto la piazza con il cartellone incriminato.

Il rappresentante del ministero degli affari esteri di Ankara ha espresso le proteste ufficiali delle autorità turche e ha preteso l’apertura di un’inchiesta da parte della Svizzera nei confronti dei responsabili.

In una e-mail, il portavoce del DFAE, Stefan von Below, ha precisato che le autorità competenti esamineranno se gli organizzatori della dimostrazione abbiano rispettato le condizioni imposte dall’autorizzazione a manifestare.

A lanciare l’appello a riunirsi oggi in Piazza federale a Berna sono state in particolare associazioni curde, PS e Verdi, sostenuti da una trentina di organizzazioni tra cui l’Unione sindacale svizzera, Terre des Hommes Svizzera e il Gruppo per una Svizzera senza esercito.

Dopo il fallito golpe in Turchia dello scorso luglio, la democrazia e lo Stato di diritto sono in pericolo, hanno sottolineato. Nel Paese regnano nuovamente la guerra e la violenza in particolare nella regione curda, hanno indicato su un volantino gli organizzatori.

Migliaia di persone che criticano il capo di Stato Recep Tayyip Erdogan e il suo partito rischiano di perdere il lavoro e addirittura la libertà, hanno rilevato. “Occorre mettere fine alla repressione cieca contro coloro che pensano differentemente”, in Turchia, ha detto il consigliere agli Stati (PS/SG) Paul Rechsteiner evocando un’ondata repressiva senza precedenti.

La Turchia è sulla soglia del regime autocratico, hanno messo in guardia i manifestanti, mostrandosi solidali nei confronti delle persone perseguitate e dei prigionieri in Turchia.

Diversi oratori appartenenti ad associazioni e organizzazioni curde si sono impegnate in favore di un “no” il 16 aprile, giorno in cui i cittadini turchi dovranno esprimersi sulla modifica costituzionale che estenderebbe i poteri presidenziali.

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