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Brasile: Lula, respinta richiesta di sospensione processo

Un giudice di un tribunale di secondo grado brasiliano ha respinto la richiesta di sospensione di un processo nel quale è imputato l'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva. KEYSTONE/AP/ERALDO PERES sda-ats

(Keystone-ATS) Un giudice di un tribunale di secondo grado brasiliano ha respinto la richiesta di sospensione di un processo nel quale è imputato l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva.

La richiesta era stata presentata dai suoi avvocati in seguito alle intercettazioni di messaggi fra l’ex magistrato Sergio Moro, attualmente ministro della Giustizia del governo di Jair Bolsonaro, e i pm dell’inchiesta anticorruzione Lava Jato, pubblicate dal sito news The Intercept del giornalista americano Glenn Greenwald.

Nella sua decisione Joao Pedro Gebran Neto, del Tribunale Federale della 4/regione (Tfr4), ha spiegato che le intercettazioni di messaggi sulla app Telegram – pubblicate per denunciare presunte irregolarità nello svolgimento delle inchieste della Lava Jato, e i processi che sono nati da esse – non possono essere acquisite come prove nel procedimento giudiziario.

“Ammettere la validità di intercettazioni dell’applicazione Telegram porterebbe a conseguenze inimmaginabili, con informazioni impossibili da confermare”, ha valutato il giudice, sottolineando che “anche nel quadro di una inchiesta giudiziaria, la violazione della riservatezza telefonica o telematica deve essere validata, nei tempi e nelle giustificazioni, da una decisione giudiziaria”.

Gli avvocati di Lula avevano chiesto, oltre alla sospensione del processo, l’acquisizione agli atti dei registri delle intercettazioni che sono stati sequestrati dalla polizia di San Paolo ai presunti responsabili dell’hackeraggio dei cellulari di vari pm della Lava Jato, dai quali sono stati estratti i messaggi.

Il Tfr4 deve decidere se confermare o bocciare la condanna a 12 anni e 11 mesi inflitta a Lula in primo grado, nel cosiddetto “caso di Atibala”, nel quale l’ex presidente è accusato di aver ricevuto una proprietà nell’entroterra di San Paolo, pagata da varie aziende private come ricompensa per i contratti, con forte sovraprezzo, ottenuti dalla petrolifera statale Petrobras.

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