Prospettive svizzere in 10 lingue

Cala sipario sul parlamento, con sorpresa finale

Una collaboratrice dei Servizi del parlamento mentre ripiega la bandiera svizzera, che da settembre sventolerà su Palazzo federale, Covid-19 permettendo. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) È calato il sipario stamattina, con una sorpresa finale, sulla sessione estiva delle Camere federali, tenutasi negli ampi spazi di Bernexpo per ragioni sanitarie. Da settembre, Covid-19 permettendo, i parlamentari ritroveranno le consuete stanze di Palazzo federale.

Nel corso dei tradizionali voti finali in chiusura della sessione, il Consiglio nazionale, diversamente dagli Stati, ha voluto lasciare il segno facendo uno “sgambetto” agli ambienti più vicini all’esercito e alla ministra della difesa, Viola Amherd, bocciando la riforma in senso restrittivo del servizio civile.

Ai soldati che dopo la scuola reclute fanno domanda per passare al servizio civile (33% delle ammissioni) veniva infatti chiesto un periodo di attesa di dodici mesi. Un giro di vite che non è piaciuto in particolare alla sinistra, che aveva già annunciato il referendum.

In aula, la proposta di un inasprimento era stata giustificata col fatto che i militi, spesso, passano al servizio civile una volta conclusa la scuola reclute in relazione alla loro carriera professionale o per praticità, e non per motivi di coscienza. In questo modo, l’esercito voleva anche arginare la lenta erosione degli effettivi.

SwissCovid e disoccupazione

Dopo la sessione ordinaria di marzo, interrotta a causa della pandemia, e quella straordinaria di inizio maggio dedicata al coronavirus e alle misure per farvi fronte, la sessione estiva appena conclusasi si annunciava ricca di temi importanti e scottanti, come dimostrato dai dibattiti accesi circa le misure preventive contro il terrorismo o la Legge sul CO2.

Il dossier coronavirus non è però scomparso dai radar dei deputati, chiamati a sottoscrivere importanti interventi a favore dell’economia e della popolazione. Il Parlamento ha quindi dato il via libera a crediti complessivi di quasi 15 miliardi di franchi, di cui 14,2 miliardi destinati all’assicurazione disoccupazione.

Oltre al prestito di 200 milioni al Comitato internazionale della Croce Rossa e ad altri crediti milionari destinati all’aiuto umanitario, alla cooperazione multilaterale, ai media e alla cultura, non senza polemiche sono stati anche concessi 175 milioni allo sport professionistico. I club che decideranno di usufruirne dovranno però sottoporsi a rigide condizioni, limitando il salario dei giocatori, con tagli più importanti per quelli meglio pagati.

Il Parlamento ha anche approvato le basi legali per l’introduzione, da inizio luglio, dell’applicazione per smartphone SwissCovid per il tracciamento di prossimità, allo scopo di contenere la diffusione del coronavirus. SwissCovid permetterà di avvertire gli utenti che sono stati in contatto con persone risultate poi positive al Covid-19. L’impiego dell’app, che non utilizza né dati personali né informazioni sulla posizione, è facoltativo. I dati, che saranno registrati in modo decentralizzato, saranno automaticamente cancellati dopo 21 giorni.

Chi riceve dall’app una notifica di esposizione al virus è invitato a informare il proprio medico. Qualora questi dovesse ordinare la quarantena, si avrà diritto alle indennità di perdita di guadagno, analogamente a chi è stato testato positivamente. Chi riceve una segnalazione dalla propria applicazione SwissCovid potrà farsi testare gratuitamente presentando il messaggio ricevuto sul telefonino.

Sempre in tema di coronavirus, il Parlamento ha anche approvato due mozioni riguardanti gli affitti commerciali che prevedono uno sconto del 60% della pigione dovuta da ristoratori e gestori di altre attività. Tale soluzione vale fino a un tetto massimo di 20 mila franchi di affitto mensile ed è valida per il periodo in cui sono costretti a restare chiusi a causa delle misure disposte dalle autorità. Anche le aziende che hanno dovuto ridurre la propria attività potranno beneficiare di una riduzione.

Per le pigioni comprese tra 15 e 20 mila franchi, le parti – affittuario e proprietario – possono decidere di non applicare il presente disciplinamento. Eventuali accordi già conclusi tra le parti restano inoltre validi. Il Consiglio federale dovrà inoltre prevedere un fondo per i casi di rigore.

Il disegno di legge è già in preparazione e dovrebbe essere pronto in settembre. L’esame parlamentare potrebbe così iniziare durante la sessione invernale, ha sostenuto il consigliere federale Guy Parmelin, dettosi sempre contrario a soluzioni calate dall’alto.

Disoccupati anziani

Il Parlamento ha anche approvato la nuova legge federale sulle prestazioni transitorie per i disoccupati anziani, destinata a quei lavoratori che all’approssimarsi della pensione vengono licenziati e non trovano più un lavoro. Solo le persone aventi il loro domicilio e la loro residenza abituale in Svizzera e che hanno lavorato nella Confederazione durante un determinato periodo ne potranno beneficiare. I costi previsti? 150 milioni all’anno.

La rendita per le persone sole è stata fissata a 43’762 franchi, 65’644 per le famiglie. Stando al progetto uscito dalle deliberazioni, la rendita ponte dovrà essere corrisposta soltanto a chi esaurisce il diritto all’indennità di disoccupazione dopo aver compiuto 60 anni. Un disoccupato anziano ne avrà diritto se la sua sostanza netta è inferiore alla metà della soglia per le complementari, ossia: meno di 50’000 franchi per le persone sole e meno di 100’000 per le coppie sposate.

La legge è stata concepita per rendere più accettabile la libera circolazione delle persone in previsione della votazione, il 17 maggio (poi spostata a settembre a causa della pandemia), sull’iniziativa popolare dell’Unione democratica di centro che ne chiede la disdetta.

Imprese responsabili?

Come consuetudine, le camere hanno anche affrontato varie iniziative popolari. Molto probabilmente il popolo sarà chiamato ad esprimersi sull’iniziativa popolare “per imprese responsabili”, respinta dal Parlamento, e alla quale verrà opposto un controprogetto edulcorato, secondo i promotori del testo, dettisi delusi dalla soluzione minimalista scelta e per niente disposti a ritirare la loro proposta di modifica costituzionale.

L’iniziativa chiede alle imprese con sede in Svizzera di rispettare anche all’estero i diritti umani riconosciuti e le norme ambientali internazionali. Le società potranno inoltre essere chiamate a rispondere anche per gli atti delle aziende che controllano economicamente senza parteciparvi sul piano operativo.

Il controprogetto, che non istituisce obblighi più estesi di quelli previsti a livello internazionale, chiede semplicemente alle multinazionali di riferire ogni anno sulla loro politica in materia di diritti umani e di rispettare certi doveri di “diligenza” in materia di lavoro minorile ed estrazione di materie prime.

Burqa e niqab

Il Parlamento ha anche deciso di raccomandare la bocciatura dell’iniziativa popolare anti-burqa “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso”, giudicata islamofoba e sproporzionata, a favore di un controprogetto che obbliga una persona a mostrare il proprio volto per potersi identificare durante i controlli sui trasporti pubblici, alla dogana o per le procedure amministrative. La normativa dovrà includere anche provvedimenti volti a promuovere l’uguaglianza uomo-donna.

Difficile anche in questo caso che l’iniziativa, concepita dal Comitato di Egerkingen – assurto agli onori della cronaca per l’iniziativa, riuscita, contro i minareti – ritirerà il testo.

Materiale bellico

Un’altra modifica costituzionale che non ha trovato grazia agli occhi del Parlamento riguarda l’iniziativa popolare “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”. La maggioranza crede che la proposta limiti eccessivamente la libertà di manovra della BNS, delle fondazioni e degli istituti previdenziali, danneggiando nel contempo il settore finanziario e l’industria elvetica. All’iniziativa non è stato opposto alcun controprogetto.

L’iniziativa del Gruppo per una Svizzera senza esercito vuole vietare alla Banca nazionale svizzera, alle Casse pensione e alla fondazioni di investire nelle imprese che realizzano oltre il 5% del loro giro d’affari annuo con la fabbricazione di materiale bellico.

Ambiente

Le Camere hanno affrontato altri temi importanti, anche se saranno necessari ulteriori passaggi davanti ai deputati prima di un voto definitivo. Uno degli argomenti più scottanti riguardava la legge sul CO2. Anche il Consiglio nazionale, come gli Stati, si è espresso per un giro di vite: in futuro, benzina, nafta e biglietti aerei dovrebbero rincarare.

Lo scopo è fare in modo che la Svizzera possa rispettare gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi sul clima, ossia di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 50% entro il 2030 (rispetto al 2006).

Le decisioni del Nazionale rappresentano un’inversione di rotta rispetto a quanto accaduto nel dicembre 2018, quando la Camera del popolo aveva bocciato la revisione della legge: piuttosto che votare una revisione annacquata durante i dibattiti il campo rosso-verde, assieme ad esponenti del PPD e del PBD, aveva preferito affossarla. A cambiare opinione nel frattempo è stato soprattutto il PLR, che un anno e mezzo fa aveva votato con l’UDC. Nel frattempo c’è stata la “svolta verde” in casa liberale-radicale, e un rafforzamento degli schieramenti ecologisti alle elezioni federali dello scorso ottobre.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR