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Casse malattia: Claude Ruey analizza difficoltà del settore

(Keystone-ATS) Le casse malattia non sono sempre coscienti di essere un’assicurazione sociale: lo afferma il presidente di santésuisse, Claude Ruey, che a fine mese lascia la carica. Rileva inoltre una mancanza di trasparenza sia a livello di prestazioni che di organizzazione ospedaliera.

“Occorre essere dei kamikaze” per presiedere santésuisse, dichiara al quotidiano romando “Le Temps” l’ex consigliere nazionale liberale-radicale, che definisce “un’alleanza curiosa” la recente creazione dell’Alleanza degli assicuratori malattia svizzeri (AAMS). Le tre casse che hanno dato vita a questo ente, a suo parere, “non condividono la stessa visione delle cose”; inoltre non vi è alcuna differenza tra gli scopi di AAMS e quelli di santésuisse.

A proposito della cattiva immagine che l’opinione pubblica ha delle casse malattia, Ruey afferma che gli assicuratori sono costantemente diffamati dai media e rammenta che un tempo si accusava i medici di essere i responsabili dei costi della salute. “Oggi si accusano gli assicuratori, che sono invece i cassieri paganti”.

Ruey ammette che le casse hanno fatto qualche errore di comunicazione e “non hanno sempre la coscienza di essere in un’assicurazione sociale”. Alcune non si rendono conto che l’assicurato “è sovraccaricato dai premi, dovuti all’aumento costante delle spese sanitarie”. Il settore è in piena evoluzione, rileva ancora Ruey: 20 anni or sono vi erano un migliaio di assicuratori, oggi sono una sessantina, “ma non siamo ancora al termine della ristrutturazione”. Si dice infine convinto che l’efficienza potrà venir aumentata senza nuocere alla qualità.

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