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CN: trattati internazionali, nessun referendum obbligatorio

La sala del Consiglio nazionale KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) I trattati internazionali, che per la loro importanza si trovano allo stesso livello della Costituzione federale, non vanno sottoposti a referendum obbligatorio. Lo ha deciso il Consiglio nazionale con 140 voti contro 50.

Attualmente sono sottoposti a referendum facoltativo i trattati internazionali di durata indeterminata e non denunciabili, quelli che prevedono l’adesione a un’organizzazione internazionale, oppure che includono disposizioni importanti che contengono norme di diritto o per l’attuazione dei quali è necessaria l’emanazione di leggi federali. Sottostanno a referendum obbligatorio, invece, l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva, come la Nato, o a comunità sovranazionali, vedi l’Ue.

La maggioranza ha ritenuto queste disposizioni sufficienti. Inoltre, come spiegato dalla relatrice commissionale Greta Gysin (Verdi/TI), “il nostro sistema conosce da tempo un diritto costituzionale non scritto, il cosiddetto referendum sui generis, che ci dà, come Assemblea federale, la possibilità di sottoporre un trattato internazionale all’approvazione di popolo e cantoni” (come avvenuto nel 1992 con la votazione concernente l’Accordo sullo Spazio economico europeo SEE, n.d.r).

Se la proposta in discussione fosse accettata, ha proseguito Gysin, le discussioni sul se un trattato soddisfa o meno le condizioni per essere sottoposto al referendum obbligatorio rimarrebbero politiche. Il problema sta nel trovare una definizione soddisfacente dei trattati da sottoporre a votazione obbligatoria.

“Quella proposta non è certamente una soluzione adeguata: non aggiunge nulla allo status quo, anche se dobbiamo riconoscere che lo status quo non è soddisfacente”, ha affermato da parte sua l’altro relatore commissionale, Gerhard Pfister (Centro/ZG). Insomma, il valore aggiunto portato del progetto è troppo esiguo per giustificare una modifica della Costituzione, ha sostenuto lo zughese.

Una minoranza, composta essenzialmente da UDC, ha chiesto di entrare in materia sostenendo che l’obbligatorietà del referendum permetterebbe di accrescere la certezza del diritto e la trasparenza, nonché di rafforzare la legittimazione democratica del diritto internazionale.

Il dossier torna al Consiglio degli Stati.

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