CN: bocciata al voto finale riforma servizio civile
(Keystone-ATS) Le condizioni d’accesso al servizio civile non saranno rese più restrittive. Il Consiglio nazionale, nelle votazioni finali odierne, ha bocciato la riforma del servizio civile con 103 voti contro 90 e 5 astensioni.
L’opposizione è venuta dallo schieramento rosso-verde, appoggiato dai Verdi liberali e parte del Gruppo del Centro (PPD-PBD-PEV). Inutile il “sì” degli consiglio degli Stati, che in precedenza aveva adottato la riforma con 33 voti contro 12.
La riforma prevedeva in particolare un periodo di attesa di dodici mesi per quei soldati che dopo la scuola reclute chiedono di passare al servizio civile (33% delle ammissioni). Il Nazionale in un primo tempo aveva respinto la misura, ma poi si era allineato agli Stati nel corso delle discussioni.
Durante i dibattiti la maggioranza borghese aveva ricordato come spesso i soldati che passano al servizio civile una volta conclusa la scuola reclute lo fanno in relazione alla loro carriera professionale o per praticità. Il servizio civile è però stato istituito per chi non può prestare servizio militare per motivi di coscienza. Con il periodo d’attesa, inoltre, si potranno garantire gli effettivi dell’esercito, era stato sottolineato.
Tra gli altri punti della riforma figurava l’aumento a 150 del minimo di giorni di servizio da prestare e l’applicazione pure a sottufficiali e ufficiali del fattore 1,5 (vanno svolti una volta e mezzo i giorni di servizio militare). Lo scopo era quello di rendere più difficile il trasferimento dall’esercito al servizio civile.
La sinistra e i Verdi liberali avevano, fino ad oggi invano, replicato che il servizio civile offre un prezioso contributo alla società. Sarebbe insomma più sensato rendere più attrattivo il servizio militare, piuttosto che ostacolare l’accesso a quello civile. Alcuni oratori avevano giudicato il periodo di attesa di 12 mesi un’inutile vessazione, volta a scoraggiare un potenziale candidato al servizio civile.
La Federazione svizzera del servizio civile CIVIVA, il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), i Verdi e il PS avevano già annunciato un referendum contro le modifiche di legge. Anche il PVL si era detto disposto a sostenerlo. Ora è stato definitivamente affossato.