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CN: immigrazione, no tetti e contingenti per cittadini Ue/Aels

I dibattiti al Consiglio Nazionale KEYSTONE/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) L’immigrazione da Paesi Ue e dall’Associazione europea di libero scambio (AELS) non deve sottostare a tetti massimi e contingenti. Ne è convinta la maggioranza del Consiglio nazionale.

Durante l’esame del progetto di legge volto ad applicare l’iniziativa UDC sull’immigrazione di massa, la Camera del popolo ha preferito la versione “light” della sua commissione preparatoria, versione volta a preservare la libera circolazione delle persone e, con essa, gli accordi bilaterali I con l’Unione europea. I dibattiti continuano.

Il testo della commissione delle istituzioni politiche si distanzia nettamente dal progetto del Consiglio federale che prevede la possibilità di ricorrere alla clausola di salvaguardia, introducendo massimi e contingenti a partire da determinati valori soglia, così come stabilisce l’articolo 121a della Costituzione federale approvato il 9 di febbraio 2014.

Sfruttare la manodopera interna

La proposta della commissione si articola in tre punti. Essa prevede prima di tutto che il Consiglio federale elabori misure per sfruttare al meglio il potenziale di manodopera indigena (cittadini svizzeri e stranieri già domiciliati nel paese).

Il governo dovrà anche determinare, tenendo conto di diversi fattori tra cui l’immigrazione, la situazione a livello di mercato del lavoro e la congiuntura, valori soglia a partire dai quali potrà essere introdotto un obbligo di comunicazione da parte delle imprese dei posti di lavoro vacanti.

Gli uffici regionali di collocamento dovranno svolgere un ruolo centrale di coordinamento e trasmissione delle informazioni relative ai posti vacanti. Questo provvedimento potrà anche essere limitato ad alcune categorie professionali, ad alcuni settori o ad alcuni cantoni. Il testo non fissa tuttavia un obbligo vincolante di assunzione del personale residente.

Misure correttive in caso di forte immigrazione

Se queste misure non si rivelassero sufficienti e l’immigrazione dall’Unione europea e dall’AELS superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, l’esecutivo potrà infine ricorrere a “misure correttive appropriate”. Sarà il Consiglio federale stesso a decidere a partire da quale limite adottarle, per quanto tempo mantenerle in vigore, di che tipo esse dovranno essere e a che categorie professionali dovranno venire applicate.

Qualora queste misure, che dovranno essere limitate al minimo indispensabile, non dovessero risultare compatibili con l’accordo sulla libera circolazione delle persone, dovranno essere discusse da un comitato misto Svizzera/Ue. I cantoni possono anch’essi proporre misure correttive al Consiglio federale, in caso di problemi economici o sociali gravi causati dai frontalieri: l’ultima parola spetterebbe al comitato misto qualora non rispettassero l’accordo di libera circolazione delle persone.

La proposta del presidente del PPD Gerhard Pfister (ZG) di permettere al Consiglio federale di adottare misure correttive se il comitato misto non riesce a trovare un accordo dopo 60 giorni è stata bocciata per 98 voti a 93 e cinque astensioni. Per Pfister è importante con concedere all’UE un diritto di veto unilaterale per poter mantenere una gestione autonoma dell’immigrazione.

Dopo aver tentato invano di rinviare il progetto in commissione, l’UDC ha presentato una serie di emendamenti. Il partito non è riuscito a far abolire la clausola di salvaguardia per introdurre i contingenti anche ai cittadini dei paesi Ue/Aels.

Un’alleanza UDC, PPD e PBD ha fatto in modo che il Consiglio federale non possa limitare le autorizzazioni di soggiorno fino a nove mesi. La proposta di Gerhard Pfister (PPD/ZG) è stata accolta con 99 voti a 92 e 5 astensioni. Bisogna evitare che settori che dipendono dai lavoratori stagionali, come la gastronomia, il turismo o l’edilizia risultino penalizzati, ha spiegato il presidente del PPD.

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