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Covid: abbiamo sottovalutato la situazione in estate, Parmelin

Il presidente della Confederazione, Guy Parmelin, fotografato nel suo ufficio. KEYSTONE/MARCEL BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) “Tra luglio e settembre abbiamo sottovalutato la situazione”. Lo ha ammesso il presidente della Confederazione, Guy Parmelin, in un’intervista concessa al SonntagsBlick in merito alla gestione della pandemia di Covid-19.

Pensavamo di poter controllare il virus, ma in realtà eravamo molto lontani dal poterlo fare, ha aggiunto il consigliere federale vodese, precisando che non solo i politici, ma anche molti specialisti, sono rimasti sorpresi dall’improvviso aumento del numero di infezioni in autunno.

Non sempre poi il coordinamento e l’intesa tra la Confederazione e i Cantoni è stata ottimale, ha sostenuto il “ministro” della formazione e dell’economia. “È stato e non è sempre facile. E a volte il Consiglio federale ha dovuto parlare in modo chiaro con i governi cantonali”, ha affermato Parmelin al domenicale zurighese.

Ma, ha aggiunto, grazie a un dialogo intenso è possibile migliorare la collaborazione. I Cantoni romandi lo hanno dimostrato in varie occasioni. “Possiamo certamente migliorare sia il coordinamento che il dialogo”, ha sostenuto l’esponente democentrista in governo.

La crisi sanitaria ci riserva ogni giorno qualcosa di nuovo, ha osservato Parmelin. Nessuno, nemmeno la comunità scientifica, può dire ai politici quali misure potrebbero risolvere il problema in tre o quattro settimane, ha aggiunto, sottolineando che la Svizzera si trova ora confrontata con la variante britannica del coronavirus, giudicata assai più contagiosa stando allo stato attuale delle conoscenze.

Le misure adottate finora, ha sottolineato il presidente della Confederazione, sono il risultato di una ponderazione di interessi talvolta divergenti tra la tutela della salute, dell’economia e dello stato psichico delle persone. Non è tutto o bianco o nero.

Secondo Parmelin, il Consiglio federale ha in ogni caso preso nota degli ultimi avvertimenti degli scienziati. Quest’ultimi temono in particolare una terza ondata in un frangente che vede gli ospedali prossimi alla saturazione. Simili analisi competono senz’altro agli scienziati e agli specialisti, ha aggiunto Parmelin, ma “spetta alla politica decidere che cosa fare”.

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