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Crescita: capoeconomista UBS non è pessimista, migliori dell’Europa

(Keystone-ATS) Il capoeconomista di UBS Andreas Höfert non condivide l’orientamento pessimista mostrato da diversi esperti sul futuro della crescita economica in Svizzera. “Le cifre del secondo trimestre sono deludenti, ma non bisogna dimenticare che arrivano dopo due trimestri molto negativi in Europa. La Svizzera continua ad avere una performance migliore dell’Europa e della Germania”, afferma lo specialista in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano economico romando “L’Agefi”.

“Il nostro paese non è alle prese con l’inflazione, il livello di disoccupazione non è preoccupante, il corso del franco con l’euro viene difeso e continuerà ad esserlo ancora a lungo”, osserva Höfert.

Come altri istituti, anche UBS ha corretto al ribasso le sue previsioni sull’espansione del prodotto interno lordo: lo ha fatto già il 15 settembre, anche se i nuovi dati sono stati comunicati solo oggi in margine alla pubblicazione dell’indicatore UBS sui consumi: per il 2014 è atteso un +1,3% (contro il +2,1% pronosticato in luglio), mentre nel 2015 viene visto un +1,6% (+2,2% nell’analisi precedente).

Per Höfert non è però il caso di scoraggiarsi. La crescita 2014 resta comunque superiore a quella prevista in Germania. “Non sono inquieto”, insiste l’esperto che, lavorando ora a New York si dice costantemente sorpreso dalla percezione pessimista in auge in Svizzera. Il paese, aggiunge, “ha saputo resistere molto bene a un ambiente europeo nocivo”.

E il futuro? Nel 2015 l’Europa dovrebbe essere più o meno uscita ciclicamente dalla recessione, ma a lungo termine esiste il forte rischio di uno scenario in stile Giappone, spiega Höfert. Diversi elementi potrebbero scatenare una nuova crisi: per esempio l’eventuale presenza di Marine Le Pen al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi o forti pressioni indipendentiste in Catalogna. “La Svizzera subirà l’impatto di questi sviluppi, ma ha la sua propria politica monetaria, una politica fiscale sana e può diversificare i mercati d’esportazione, come fatto dalla Germania”.

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