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“Dobbiamo preservare la Svizzera dal collasso sociale”

La crisi del coronavirus acuisce il problema della disuguaglianza sociale, ritengono gli eserti. E questo comporta rischi per la democrazia.


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In Svizzera come altrove, i settori più deboli della società percepiscono gli effetti della crisi del coronavirus in tutta la loro virulenza. A essere particolarmente colpiti sono una parte dei lavoratori autonomi, che hanno perso i clienti, le famiglie monoparentali, le persone indebitate, i pensionati senza patrimonio, gli emarginati.

Molti di loro rischiano di scivolare fra le maglie della rete sociale, anche perché con ogni probabilità non potranno approfittare del programma di aiuto da 40 miliardi di franchi varato dal Consiglio federale.

Disoccupazione a livello record

I crediti garantiti dalla Confederazione per le aziende con problemi di liquidità e la cassa integrazione non hanno potuto impedire che all’inizio di aprile la Svizzera registrasse un aumento consistente della disoccupazione.

Già nel 2018 le statistiche indicavano che 807’000 persone ricevevano forme di assistenza sociale dai comuni e dai cantoni svizzeri. Cifre più recenti non sono disponibili. Quel che è certo è che da marzo le misure di confinamento hanno innescato un rapido aumento delle richieste di assistenza. 

Oliver Nachtwey
Oliver Nachtwey è professore di analisi della struttura sociale all’università di Basilea. Derek Li Wan Po, Uni Basel

“Di fronte alla crisi economica e all’aumento della disoccupazione che si prospettano, bisogna ora preservare la Svizzera dal collasso sociale”, afferma Oliver Nachtwey, professore di analisi della struttura sociale all’università di Basilea.

Per questo l’economista e sociologo propone di andare oltre le misure decise fin qui dalla Confederazione. “Con le misure bisogna raggiungere tutti”, dice Nachtwey. La disuguaglianza sociale può rappresentare un pericolo per la democrazia. In particolare quando le persone economicamente emarginate si isolano e non considerano più il “bene comune”, la repubblica, una questione che le riguarda.

“La disuguaglianza sociale si rispecchia nelle forme tradizionali della partecipazione politica, soprattutto nelle votazioni e nelle elezioni”, osserva Flavia Fossati, professoressa associata all’Istituto di amministrazione pubblica (IDHEAP) dell’università di Losanna (vedi riquadro). I fattori determinanti per la partecipazione politica sono, secondo gli esperti, la formazione, la socializzazione, le risorse e il genere.

Declino dei sindacati


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“Le persone con una buona formazione hanno facoltà cognitive migliori e un miglior accesso all’informazione. Dispongono inoltre di reti sociali a cui possono appoggiarsi”, dice Fossati. Questo favorisce non solo la discussione e la formazione di un’opinione, ma anche la partecipazione politica. Le persone con uno status sociale più basso tendono invece a partecipare meno e sono anche meno rappresentate.

Fossati e Nachtwey indicano che questo dipende anche dallo scemare dell’influsso dei sindacati. “In passato, il movimento operaio e in particolare i sindacati offrivano una rappresentanza agli ambienti sociali sfavoriti. Oggi però sempre meno esponenti di questi ambienti riescono a farsi eleggere nel parlamento nazionale”, nota Nachtwey.

Spirale negativa

C’è il rischio di un’alienazione e disillusione crescenti. Nachtwey cita l’esempio del suo paese di origine, la Germania: “Lì un quarto della popolazione vive una stagnazione sociale o persino un declino. Si allontanano dalla democrazia, perché ritengono ormai che la democrazia non sia una forma di Stato che va a vantaggio di tutti.”

Molte decisioni del parlamento corrispondono sempre più spesso agli interessi della classe media e superiore, afferma Nachtwey.


Evoluzione drammatica

Gli uffici competenti nei cantoni e nei comuni devono prepararsi a un aumento degli assistiti nell’ordine delle decine di migliaia in tutto il paese. È quanto ritiene Christoph Eymann, presidente della Conferenza svizzera dell’istituzioni dell’azione sociale (Csias)

Un indizio di questa evoluzione è fornito dal forte aumento di richieste di assistenza in città come Zurigo e Berna, dove le autorità hanno registrato un aumento del 30%, risp. del 70%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Per Eymann le nuove iscrizioni sono un “sismografo” di quel che accadrà nei prossimi mesi.

Fonte: Der Bund, 7 aprile 2020

Erosione dei fondamenti della Svizzera

Fossati descrive la situazione in questi termini: “C’è il pericolo di una dissociazione, se una parte della popolazione è esclusa non solo dal punto di vista sociale, ma anche politico”. E questo erode due caratteristiche salienti della Svizzera: “L’alto grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti della politica da una parte e la grande fiducia nelle istituzioni politiche, su su fino al Consiglio federale, dall’altra.”

Ciò dipende secondo la sociologa dall’ampia partecipazione politica resa possibile dalla democrazia diretta. “La possibilità che i cittadini partecipino regolarmente, vale a dire quattro volte l’anno, a votazioni popolari fornisce maggiore legittimazione alla democrazia.”

A creare fiducia è anche l’efficienza, vale a dire la velocità e la qualità con cui il Consiglio federale e il Parlamento svizzeri affrontano e risolvono i problemi politici.

A questo si aggiungono secondo Fossati le condizioni quadro, quali una buona situazione economica, la garanzia del rispetto dei diritti fondamentali e dello stato di diritto, che a loro volta contribuiscono all’alto grado di soddisfazione e di fiducia.

Per quel che riguarda le differenze di reddito, misurate con l’indice Gini, la Svizzera si situa nella media europea. I paesi nordici sono tendenzialmente più omogenei, mentre quelli meridionali presentano differenze più marcate.


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Per Nachtwey l’aspetto quantitativo della disuguaglianza sociale non è però l’elemento decisivo. Più importante è la qualità dei suoi effetti e in particolare la questione di come e quando influisca sulla partecipazione politica.

Il collante sociale tiene, nonostante tutto

Nonostante le grandi differenze all’interno – ci sono cantoni ricchi e poveri – la Svizzera dispone se paragonata ad altri paesi di un livello di vita relativamente alto. “Anche con un salario basso in Svizzera è possibile vivere bene. L’alienazione e l’isolamento non sono ancora molto marcati, anche le persone con uno status sociale basso sono ancora parte della società.”

Questo a differenza per esempio degli Stati Uniti, dove alcuni Stati federali come l’Alabama dispongono di raffinati meccanismi creati con l’unico scopo di escludere i più deboli. “In questo modo la discriminazione etnica si somma a una discriminazione economica e anche politica”, dice Nachtwey.

Il sociologo vede però la democrazia diretta anche come strumento per combattere le disuguaglianze sociali. “La democrazia diretta è anche una porta d’ingresso per iniziative di carattere sociale. Nel canton Basilea-Cità per esempio una maggioranza ha detto di sì all’edilizia sociale.

“È vero che anche in Svizzera dagli anni Novanta il divario salariale è cresciuto. Ma fino al 2012 le disuguaglianze sociali hanno potuto essere contenute, da una parte con misure di politica sociale, dall’altra grazie al numero crescente di donne che esercitano una professione.”

Economiesuisse, l’associazione federativa dell’economia elvetica, parla di una distribuzione stabile e corretta del reddito in Svizzera sull’arco di decenni.

+ La distribuzione del reddito nei paese dell’OCSE, compresa la Svizzera, nel 2016 (in inglese)Collegamento esterno

Ora però la pandemia di coronavirus minaccia il fragile equilibrio. Per Flavia Fossati occorre perciò insistere su un punto: “Le chiavi per la lotta contro le disuguaglianze sono e rimangono un buon sistema formativo e un forte Stato sociale. Sono gli strumenti più efficaci per evitare la segregazione di un gruppo emarginato economicamente”.

Chi è socialmente più debole partecipa meno

Cittadine e cittadini livelli di formazione e salari bassi partecipano mediamente meno alle elezioni in Svizzera. Lo dimostrano i dati delle elezioni parlamentari del 2015:

Partecipazione al voto: 49%

Fra cittadini che hanno frequentato solo la scuola dell’obbligo: 30%

Fra cittadini con un reddito inferiore ai 4000 franchi mensili: 40%

Ancora non sono disponibili dati per le elezioni politiche del 2019. Per le votazioni l’analisi della partecipazione in base al gruppo sociale di appartenenza è molto difficile.

Fonte: Studio Selects 2015Collegamento esterno (in francese)

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