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Sei motivi per cui la Svizzera è uno dei Paesi più globalizzati al mondo

Illustrazione
Helen James / SWI swissinfo.ch

La Svizzera ottiene regolarmente il punteggio più alto nell'indice di globalizzazione. Ciò è dovuto in gran parte alla vitalità degli scambi commerciali e della sua piazza finanziaria, alla presenza di numerose organizzazioni internazionali e alle sue dimensioni ridotte. Analisi.

Il KOF, il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (ETH), ha presentato a inizio dicembre l’edizione 2023 del suo “indice di globalizzazioneCollegamento esterno“, relativo al 2021.

Il Covid-19 e poi le guerre in Ucraina e in Medio Oriente hanno accelerato una tendenza strutturale in atto da quando Donald Trump ha assunto la carica di presidente degli Stati Uniti nel 2017, ovvero quella di ridefinire la globalizzazione così come l’abbiamo vissuta negli ultimi tre decenni. Da un lato, i Paesi occidentali, stanchi degli effetti negativi di una politica di apertura commerciale, stanno ricorrendo a misure più protezionistiche, abbracciando parallelamente un discorso anti-cinese. Dall’altro, quello che viene definito il Sud globale vuole un altro tipo di globalizzazione, che ponga al centro i suoi interessi.

Questi cambiamenti stanno influenzando le politiche estere, il commercio, gli investimenti e il modo in cui le grandi aziende internazionali si posizionano in un mondo sempre più diviso, sullo sfondo del rallentamento della crescita cinese.

Tra queste, le numerose multinazionali svizzere che traggono vantaggio dall’approvvigionamento di materie prime da tutto il mondo ed esportano i loro prodotti ovunque. Esse dipendono dalla stabilità dei prezzi delle materie prime, dalla fluidità delle catene di approvvigionamento e dall’apertura dei mercati.

In questa serie analizziamo l’impatto di questa evoluzione geopolitica sulle maggiori aziende svizzere. Tra gli argomenti trattati: come la Cina è un mercato interessante per alcuni beni di nicchia di fascia alta, il reshoring dell’industria farmaceutica in Europa, l’India come la prossima Cina e il possibile aspetto di una globalizzazione più inclusiva.

La Svizzera è risultata essere il Paese più globalizzato, con un punteggio complessivo di 91/100 (100 corrisponde alla globalizzazione “totale”), seguita dal Belgio e dai Paesi Bassi, ciascuno con un punteggio di 90/100. Nell’ultimo decennio, questi tre Paesi sono stati costantemente in cima alla classifica.

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La Svizzera ottiene punteggi elevati anche in altre valutazioni dell’interconnessione globale, come il DHL Global Connectedness IndexCollegamento esterno, che nella sua ultima versione pubblicata nel febbraio 2023 colloca il Paese alpino al quarto posto dopo Paesi Bassi, Singapore e Belgio.

Come può una nazione che non ha accesso al mare e la cui città più popolosa conta meno di 500’000 abitanti essere la più globalizzata?

Esistono diverse definizioni di globalizzazione e quindi diversi modi di misurarla. Alcuni indicatori cercano di quantificare il grado di integrazione dei Paesi nei flussi globali, altri si concentrano su criteri economici e finanziari.

L’indice elaborato dal Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF) è uno dei più citati, in quanto permette di fare confronti internazionali e di osservare i cambiamenti avvenuti dal 1970.

Esso combina una quarantina di variabili che tengono conto non solo della dimensione economica della globalizzazione (in particolare dei flussi commerciali e finanziari), ma anche di quella sociale (migrazione, turismo, influenza culturale, ecc.) e politica (numero di organizzazioni internazionali o di ambasciate, per esempio).

“La globalizzazione è il processo che fa aumentare le connessioni e l’interdipendenza tra i Paesi”, afferma Tim Reinicke, esperto del KOF. “Essa non si limita solo all’economia ed è quindi importante adottare una prospettiva più ampia”, sottolinea. Le tre componenti hanno dunque lo stesso peso nel risultato finale.

Per ognuna di queste dimensioni, l’indice distingue tra il grado di globalizzazione effettiva (“de facto”) e le condizioni quadro (“de jure”) più o meno favorevoli (ad esempio, i dazi doganali, le norme sui visti o l’adesione a trattati internazionali).

Come ogni indice, anche quello del KOF presenta dei limiti. La scelta delle variabili dipende in larga misura dai dati disponibili. Mentre molte statistiche possono essere utilizzate per quantificare la globalizzazione economica, l’influenza culturale di un Paese su un altro è per sua natura più astratta. Su questo punto, la scelta di alcuni indicatori è discutibile, ammette Tim Reinicke. “Includiamo nell’indice il numero di ristoranti McDonalds e di negozi IKEA, cosa su cui non tutti sono d’accordo”, spiega.

Il KOF è stato criticato per l’idea stessa di stilare una classifica della globalizzazione, da alcuni considerata un giudizio di valore o una promozione dello stile di vita occidentale. La metodologia dettagliata, le scelte degli autori e l’elenco completo degli indicatori possono essere consultati sul sito web del KOFCollegamento esterno.

1. La Svizzera è globalizzata a ogni livello

La Svizzera non è al primo posto, ma ottiene un punteggio elevato in ciascuna delle dimensioni considerate dall’indice: 86,5/100 (8° posto) per l’aspetto economico, 90/100 (2°) per quello sociale e 96/100 (8°) per la dimensione politica.

Altri Paesi presentano profili più misti, con punteggi molto alti in un’area ma più bassi in altre. È il caso, ad esempio, di Singapore, lo Stato più globalizzato sul fronte economico, ma 22° in termini di globalizzazione sociale e 98° per quanto concerne la politica. Gli Stati Uniti sono meno globalizzati economicamente (66/100), ma molto globalizzati politicamente (92/100).

2. La Svizzera ha numerosi scambi commerciali con l’estero

Il KOF cita il commercio estero di Svizzera, Paesi Bassi e Belgio come uno dei principali fattori alla base del loro alto livello di globalizzazione economica. Secondo la Banca MondialeCollegamento esterno, nel 2021 le esportazioni di beni e servizi rappresentavano oltre il 70% del Prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera, un valore elevato rispetto agli standard internazionali – la media è del 50% nell’Unione Europea (UE) e meno del 30% a livello mondiale.

L’export elvetico si basa principalmente su prodotti ad alto valore aggiunto: prodotti farmaceutici e chimici, orologi e macchinari.

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Con il 60%, la quota del PIL svizzero rappresentata dalle importazioni è superiore alla media dei Paesi vicini (31% in Francia, 42% in Germania e 47% in media nell’UE) e del mondo (28%).

Nonostante pratichi una sorta di protezionismo selettivo, in particolare sui prodotti agricoli, la Svizzera è una delle economie più aperteCollegamento esterno, con una tassazione del commercio estero praticamente nullaCollegamento esterno.

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L’intensità degli scambi commerciali della Svizzera deve molto alla sua posizione geografica nel cuore dell’Europa. Tutti i Paesi della top 10 sono europei e, per la maggior parte, sono membri dell’UE, il che li lega economicamente, socialmente e politicamente. Tra questi vi sono i Paesi scandinavi, la Germania, l’Austria, il Regno Unito e la Francia.

“Si tratta per la maggior parte di Paesi specializzati, industriali e ricchi”, sottolinea Tim Reinicke, esperto del KOF. L’elevato livello di interdipendenza tra gli Stati europei spiega il dinamismo del loro commercio estero. “La Svizzera produce molti dei suoi prodotti farmaceutici in Slovenia e vende macchinari alla Germania, che a sua volta vende automobili alla Svizzera”, spiega.

3. La Svizzera attira denaro da tutto il mondo

Un altro importante pilastro dell’elevato grado di globalizzazione della Svizzera è l’attrattiva internazionale della sua piazza finanziaria e la stabilità della sua moneta che, secondo il KOF, spiega perché molto denaro straniero venga speso o investito nella Confederazione.

“La Svizzera svolge un ruolo importante nel settore finanziario globale. È una delle principali piattaforme per il commercio di materie prime, attraverso il quale transita molto denaro”, afferma Tim Reinicke. A livello normativo, la Svizzera partecipa a 150 accordi internazionali di investimentoCollegamento esterno, uno dei numeri più alti al mondo.

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Tutto ciò fa sì che la Svizzera sia un terreno fertile per l’ecosistema delle multinazionali, assai numerose nel Paese. 

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4. Le persone sono altamente mobili

Al di là delle considerazioni economiche, la Svizzera si colloca ai primi posti nella maggior parte degli indicatori utilizzati dal KOF per misurare il grado di globalizzazione delle persone.

Ad esempio, è il Paese sviluppato con la più alta percentuale di popolazione proveniente da contesti migratoriCollegamento esterno, dopo il Lussemburgo. Un quarto della popolazione residente in Svizzera è straniero e quasi il 30% è nato all’estero.

Sebbene sia molto indietro rispetto alla Francia, prima destinazione turistica al mondo, la Svizzera attira turisti e turisteCollegamento esterno (quasi 12 milioni di arrivi nel 2019) ed è anche uno dei Paesi dell’OCSE con il più alto tasso di studenti e studentesse in mobilità internazionaleCollegamento esterno (quasi il 20%). Altri esempi: la Svizzera è tra i dieci Paesi per le chiamate telefoniche internazionaliCollegamento esterno e una delle nazioni meglio servite dagli aeroporti internazionaliCollegamento esterno.

5. La Svizzera è al centro della governance mondiale

È però a livello di globalizzazione politica che la Svizzera ottiene il risultato più alto. È rappresentata nel mondo da oltre 130 ambasciate e consolatiCollegamento esterno e la Confederazione è il 17° Paese per numero assoluto di rappresentanze diplomatiche all’estero (in cima alla lista c’è la Cina, con 265 siti).

La Svizzera, con appena 9 milioni di abitanti, ospita dal canto suo più di 70 rappresentanze diplomatiche straniere, oltre al maggior numero di missioni permanenti (quasi 80) presso organizzazioni internazionali.

La Svizzera è membro di numerose organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite (ONU), il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), e ne ospita una quarantinaCollegamento esterno, soprattutto a Ginevra, che è anche uno dei principali centri della cooperazione internazionale. Il Belgio, secondo nell’indice, ospita le istituzioni europee nella sua capitale Bruxelles.

6. È un Paese piccolo

La maggior parte delle economie più globalizzate sono piccole e per natura più dipendenti dalle altre.

Per i Paesi con piccoli mercati nazionali, spesso con poche risorse naturali, un’economia aperta e i legami con gli altri sono quasi una necessità per essere competitivi su scala mondiale.

“Gli Stati Uniti o la Russia, ad esempio, possono essere autosufficienti nella loro produzione e non hanno bisogno di legami con altri Paesi”, spiega Tim Reinicke. Non dipendono nemmeno dal sistema politico globale, perché sono il loro ‘sistema’, aggiunge.

Le dimensioni ridotte di un Paese influenzano anche la globalizzazione delle persone: le distanze ridotte per recarsi negli Stati vicini e il minor numero di attrazioni nazionali favoriscono, ad esempio, il turismo transfrontaliero. Si potrebbe anche pensare che, in termini di opportunità, la tentazione di attraversare i confini sia maggiore quando si vive in un Paese piccolo.

La Svizzera si sta deglobalizzando?

Dal 1970, la tendenza generale è stata quella di una crescente globalizzazione. Il KOF spiega che, storicamente, i forti aumenti e i cali sono stati il risultato di grandi eventi internazionali.

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Il principale motore della globalizzazione è stato il crollo dell’Unione Sovietica negli anni Novanta. La crisi finanziaria del 2007-2008 ha perturbato il processo, spingendo molti Paesi ad adottare misure più mirate alle loro economie nazionali.

Anche la pandemia di Covid ha portato a una forte contrazione, da cui la Svizzera è stata ampiamente risparmiata grazie alle sue esportazioni di prodotti farmaceutici e al ruolo dell’industria nazionale nella produzione di vaccini; a ciò è seguita una ripresa dei consumi nel 2021. Gli effetti della guerra in Ucraina non sono ancora stati rilevati dall’indice.

Dopo anni di una generale tendenza al rialzo, tuttavia, la curva ha smesso di crescere. La globalizzazione è forse in declino? La questione è dibattuta: alcuni studi suggeriscono che la globalizzazione sta andando molto beneCollegamento esterno, mentre altri indicano che il mondo potrebbe essere entrato in un’era di deglobalizzazioneCollegamento esterno o di globalizzazione con un asse che si sta spostando, con i Paesi in via di sviluppo che guadagnano potere.

Secondo Tim Reinicke, l’economia globale è ancora confrontata con le difficoltà post-pandemia (problemi di catene di approvvigionamento, colli di bottiglia, alta inflazione). Il KOF si rifiuta di prevedere come questo influenzerà il posizionamento dei Paesi nei confronti della globalizzazione in futuro.

Per essere più resilienti di fronte alle crisi, spiega, potranno scegliere due strade diverse: produrre maggiormente per sé stessi, il che potrebbe essere la scelta dei grandi Paesi (Reinicke cita l’esempio dell'”America First” propugnato da Donald Trump negli Stati Uniti), oppure, al contrario, intensificare la propria rete internazionale per essere più protetti.

SWI swissinfo.ch dedicherà prossimamente una nuova serie al tema della deglobalizzazione.

Traduzione di Luigi Jorio

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