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L’Austria blocca i 15 sulla fiscalità del risparmio: come la Svizzera, non intende cedere sul segreto bancario

Foto di gruppo con "contrasto" per i capi di governo e ministri dell'UE a Feira. L'Austria dice no all'armonizzazione fiscale comunitaria: il segreto bancario, come in Svizzera, non si tocca Keystone

Al vertice di Feira, in Portogallo, Vienna ha dunque esercitato il suo diritto di veto tra i 15 Stati membri dell'Unione europea: tutti, meno uno, si erano accordati sulla necessità di regolamentare la fiscalità dei conti in banca extra-europei.

Anche il Lussemburgo ha accettato un compromesso proposto dalla presidenza europea portoghese che prevede, entro un massimo di sette anni, lo scambio di informazioni tra gli amministratori fiscali europei, parallelamente all’imposizione di una tassa minima, trattenuta alla fonte.

Per l’Austria, verrebbe soppresso di fatto il segreto bancario. Karl-Heinz Grasser, ministro austriaco delle finanze, ha indicato che tale segreto è inscritto nella Costituzione, e che non vede il motivo di cambiare l’attuale sistema di trattenute alla fonte. Anche la Svizzera aveva già ribadito che non avrebbe accettato nessun accordo in tal senso con l’Unione europea, temendo la fine del segreto bancario.

E’ quanto era emerso due settimane fa dall’incontro tra il ministro svizzero delle finanze Kaspar Villiger e Frits Bolkestein, commissario europeo al mercato interno, alla fiscalità e alle dogane. La Svizzera temeva infatti la vittoria dei fautori dell’obbligo di dichiarare i propri conti al fisco, durante i dibattiti, in seno all’Unione europea, sul progetto di tassazione dei redditi sul risparmio. L’avverarsi di un simile scenario, aveva detto Villiger, renderebbe problematica la cooperazione tra Confederazione e Ue.

Per Berna qualsiasi obbligo di dichiarare i propri conti all’autorità fiscale «sarebbe inacettabile». Il segreto bancario non è negoziabile: «Gli svizzeri preferirebbero sostituire il loro ministro delle finanze piuttosto che rinunciare all’istituzione del segreto bancario», aveva allora sottolineato Villiger.

Da anni l’Ue punta al raggiungimento dell’armonizzazione fiscale tra i Quindici attraverso un’imposizione omogenea dei redditi sul risparmio. Bruxelles ha espresso il desiderio di associare alle discussioni sul progetto anche la Svizzera.

L’armonizzazione infatti – spiegano gli esperti dell’Ue – non deve causare un’evasione fiscale verso l’esterno. Per ottenere l’effetto desiderato si prevede di intavolare discussioni con i paesi extracomunitari europei come Svizzera, Liechtenstein, Monaco e le Isole del canale anglo-normanne. Lo scopo è di obbligare questi paesi ad adottare misure simili a quelle previste dai Qundici una volta entrato in vigore il progetto Ue di armonizzazione fiscale.

Nonostante le «buone» intenzioni di Bruxelles, i Quindici finora non erano stati tutti d’accordo sul progetto, che richiede unanimità di voto per essere accettato. «Alcuni stati che adottano il sistema con segreto bancario sono concordi con la necessità di una tassazione, ma non intendono rinunciare al loro segreto», disse Frits Bolkestein durante l’incontro con Villiger.


swissinfo e agenzie

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