Quotazione a Wall Street delle grandi società svizzere: una questione d’immagine

La tendenza delle grandi società svizzere, come UBS e Ciba SC, a chiedere la quotazione a Wall Street sembra essere più che altro una questione di immagine e non tanto una necessità finanziaria. Per ora solo poche imprese hanno compiuto il gran balzo.
«Non vi sono rendimenti a breve termine con la quotazione a New York», osserva Mirko Sangiorgio, capo analista presso la banca Pictet & Cie. «Le imprese che compiono tale passo – precisa – dispongono inoltre di regola di una cerchia di azionisti» negli USA.
Già prima della quotazione al New York Stock Exchange di UBS e Novartis, gli investitori americani potevano acquistare frazioni di titoli di alcune imprese svizzere tramite i certificati American Depositary Receipts (ADR), scambiati fuori borsa, senza omologazioni ufficiali né quotazioni.
Altre grandi società, quali Nestlé, Roche e Credit Suisse Group, rimangono presenti a tale livello, mentre Ciba SC e Serono seguono l’esempio di Novartis. Da metà maggio UBS è nel listino direttamente con il titolo azionario, Novartis con gli ADR.
Con la quotazione a Wall Street, le grandi imprese elvetiche cercano soprattutto una vetrina, allo scopo di estendere l’azionariato. «C’è ancora scarsa conoscenza negli Stati Uniti delle società del Vecchio continente e dei gioielli europei», spiega Pierre Tissot, responsabile della ricerca svizzera presso la Lombard, Odier & Cie.
La pubblicità si traduce rapidamente in un maggiore interesse: «Rileviamo maggiori attività sui nostri ADR da quando siamo quotati a Wall Street», indica un portavoce della Novartis. Il volume degli scambi tuttavia non raggiunge i livelli di concorrenti europei come la britannica Glaxo Wellcome o la franco-tedesca Aventis.
Altro esempio: l’UBS. «Per noi non era importante il volume», spiega Christoph Meier, portavoce della grande banca. «Volevamo una moneta di scambio a New York». L’acquisto della PaineWebber, che in parte avverrà tramite scambio di azioni, ha già mostrato che si è trattato di una scelta opportuna.
L’UBS registra un volume di scambi di circa mezzo miliardo di franchi al mese a Wall Street. Poco, se paragonato ai 7 – 8 miliardi trattati alla Borsa svizzera. «La presenza a New York non ha ripercussioni dirette sul corso dei titoli», osserva Sangiorgio. Anzi: al momento dell’entrata della Logitech al Nasdaq, nel 1997, il risultato per gli investitori era piuttosto deludente. «I volumi negoziati negli Stati uniti erano troppo piccoli», afferma Jérôme Syz, della Banca Syz & Co. La quotazione a New York, è quindi una strategia a medio e lungo termine. Un azionariato più esteso rappresenta un potenziale maggiore in caso di aumenti di capitale.
Sussistono anche risvolti positivi per gli azionisti svizzeri, dato che la trasparenza aumenta per i «blue chips», sottolinea Jérôme Schupp. Anche se le imprese non adottano il modello US GAAP (Generally Accepted Accounting Principles), più severo rispetto al sistema IAS (International Accounted Standards), devono comunque avvicinarsi alle norme americane.
swissinfo e agenzie

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