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Il killer di Parigi nel mirino da anni, flop degli 007

Karim Cheurfi KEYSTONE/AP Uncredited sda-ats

(Keystone-ATS) Quindici anni di processi, di condanne, di soggiorni in carcere. Per tre volte, Karim Cheurfi, 39 anni, era finito in cella per aver attentato alla vita di poliziotti.

Erano il suo obiettivo e alla Dgsi, i servizi, lo conoscevano bene per questo, non per la radicalizzazione. Eppure, per un inspiegabile flop dei controlli, a tre giorni dalle elezioni è riuscito a procurarsi le armi e a compiere il più spettacolare degli attentati, sugli Champs-Elysées.

Questo e molti altri sono i punti oscuri di un’inchiesta che segna il passo a 24 ore dall’assalto. Mistero assoluto sulla rivendicazione dell’Isis arrivata ieri sera: ‘Abu Yusuf al Beljiki’, ovvero “il belga”, questo l’uomo al quale lo Stato islamico ha reso omaggio attraverso i suoi canali più abituali. Forse sbagliando, forse attribuendo l’azione a qualcuno che potrebbe aver fornito le armi a Cheurfi, ispirandolo e tenendo i contatti dal Belgio con i vertici Isis.

Il procuratore François Molins, solitamente accuratissimo nell’elencazione dei fatti e dei particolari dell’inchiesta, non ne ha fatto menzione nella sua dichiarazione alla stampa di oggi pomeriggio, né della rivendicazione né dell’ipotetica presenza di un complice.

Alle 20.50 di ieri un’Audi 80 grigia con Cheurfi alla guida ha accostato sugli Champs-Elysees. Ne è sceso il proprietario che, imbracciando un kalashnikov, ha fatto fuoco uccidendo con due colpi alla testa il poliziotto che era al posto di guida di un furgone parcheggiato. Poi ha esploso altri colpi, ferendo gravemente un altro agente e lievemente un terzo, prima di essere neutralizzato da uno degli agenti che era davanti all’Istituto turco.

Il primo agente è morto sul colpo, il secondo è grave (operato stanotte alla colonna vertebrale, è fuori pericolo), il terzo è stato già dimesso. Ferita a un piede una passante di nazionalità tedesca. Tre familiari dell’assalitore sono stati subito rintracciati nella banlieue di Parigi dove abitava, fermati e interrogati.

Nell’auto del killer sono stati ritrovati fra l’altro un foglio scritto a mano, inneggiante all’Isis, un Corano, una borsa con un fucile a pompa, indirizzi della sede dei servizi Dgsi, di un commissariato e di diverse armerie. A casa tappetini per la preghiera musulmana.

Dal Belgio, nessuna notizia dopo la segnalazione di ieri sera di un misterioso complice mai individuato, arrivato in giornata da Bruxelles a Parigi con il treno Thalys. Stamane un avviso di ricerca delle autorità belghe ha spinto un uomo che si è riconosciuto nella descrizione a presentarsi in commissariato ad Anversa, per spiegare e dimostrare la propria innocenza.

Cheurfi, nel suo profilo, colleziona una condanna nel 2005 a 15 anni di carcere per aver tentato, nel 2001, di uccidere un poliziotto e suo fratello. Resta in carcere 10 anni, poi nel 2014 viene condannato per furto aggravato, 4 anni, ma esce l’anno dopo in libertà vigilata e con obbligo di cure psichiatriche. Due mesi fa è stato fermato e interrogato mentre cercava di procurarsi armi per attaccare dei poliziotti. Ma poi fu rilasciato.

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