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Iniziative sulla sanità eque ed efficaci, comitato favorevoli

(Keystone-ATS) Eque ed efficaci: così potrebbero essere riassunte le due iniziative sulla sanità al voto il 9 di giugno – “Per un freno ai costi” e “per premi meno onerosi” – difese oggi davanti ai media da un comitato formato di esponenti del Centro e del PS.

L’iniziativa della sinistra per premi meno onerosi chiede che nessuno debba pagare più del 10% del reddito disponibile per i premi di cassa malattia. Per raggiungere tale obiettivo, la riduzione di quest’onere dovrebbe venir finanziata per almeno due terzi dalla Confederazione e per il resto dai Cantoni

L’iniziativa “Per un un freno ai costi” chiede che l’aumento dei costi sanitari pro capite non possa essere nettamente superiore (non più del 20%) all’incremento dei salari e alla crescita dell’economia. In tal caso, la Confederazione, i Cantoni e i partner tariffali sarebbero obbligati a prendere misure correttive.

Un onere insostenibile

Per questo comitato – che si allontana dalle posizioni ufficiali dei due partiti, ma si dice sostenuto da ampie minoranze fra i membri delle rispettive formazioni – l’aumento dei premi malattia rappresenta oramai per la popolazione la preoccupazione principale.

Le famiglie e, più in generale, il ceto medio sono colpiti in pieno da questo “choc” e vanno urgentemente sostenute, ha affermato davanti ai media il consigliere nazionale Roger Nordmann (PS/VD). A parere del deputato vodese, “il Parlamento non è riuscito a trovare un compromesso perché è in mano alle lobby. I due controprogetti elaborati dal parlamento sono ridicoli e per nulla commisurati ai problemi”.

Al personale curante, le cui organizzazioni di categoria si oppongono al testo centrista perché temono il razionamento delle cure, Roger Nordmann ha ricordato che “non sfruttare questo potenziale di efficienza significherebbe condannare l’intero sistema sanitario e i suoi attori all’esaurimento, a beneficio di una piccola minoranza che si arricchisce spudoratamente”.

Secondo la versione scritta del suo discorso, anche il consigliere nazionale del Centro, Stefan Müller-Altermatt (SO), ha sostenuto che un doppio “sì” il 9 giugno è l’opzione migliore. Le famiglie e la classe media stanno perdendo un enorme potere d’acquisto, a cui si aggiunge l’onere dei premi sanitari.

I politici non sentono la necessità di porre fine agli sprechi e ai profitti del sistema sanitario. Due “sì” metterebbero doppiamente sotto pressione i politici e gli attori della sanità affinché agiscano una volta per tutte, ha dichiarato la consigliera nazionale Céline Widmer (PS/ZH).

Il consigliere nazionale ticinese Giorgio Fonio (Centro) ha denunciato un clima di paura creato dagli oppositori delle due iniziative che al momento stanno spendendo molti soldi per la campagna. “Alcuni attori del sistema sanitario non vogliono cambiare nulla, ma rimangono fedeli a un sistema che avvantaggia pochi a scapito di molti”, ha sostenuto Fonio.

I controprogetti

Per entrambe le iniziative, il Parlamento propone un controprogetto indiretto, ossia a livello di legge e non di Costituzione. Per quanto attiene alla proposta di modifica costituzionale del Centro, la rivista legge sull’assicurazione malattia prevede obiettivi di costo e qualità. Gli attori responsabili della politica sanitaria dovranno definire le misure correttive da adottare in caso di superamento di questi obiettivi.

Diversamente dall’iniziativa del PS, il controprogetto indiretto è giudicato dal Parlamento finanziariamente sopportabile e incita i Cantoni a sorvegliare l’evoluzione dei costi sanitari. Esso prevede un aumento del contributo dei Cantoni ai sussidi stimato in 360 milioni. L’importo che un Cantone deve stanziare per la riduzione dei premi dipenderà dai costi sanitari del Cantone interessato. I Cantoni con costi elevati dovrebbero pagare di più rispetto a quelli con costi inferiori e sarebbero così incentivati a contenere le spese a carico dell’assicurazione obbligatoria.

Stando agli avversari di questa iniziativa, se il testo della sinistra venisse accolto alle urne dal 2030 i costi per i sussidi salirebbero a 12 miliardi di franchi. Solo nel 2020, la Confederazione e i Cantoni hanno finanziato la riduzione dei premi stanziando complessivamente 5,5 miliardi all’anno (2,9 miliardi a carico della Confederazione e 2,6 sulle spalle dei Cantoni). Vi è il pericolo che per coprire i maggiori costi sarà necessario aumentare l’IVA di 2,5 punti percentuali.

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