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Libia: Emergency, navi militari atto guerra contro migranti

Secondo Emergency la decisione di Roma di inviare navi militari in Libia rappresenta "un atto di guerra contro i migranti" KEYSTONE/AP MOAS/FRANCESCO MALAVOLTA sda-ats

(Keystone-ATS) Il codice di condotta per le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo “mette a rischio la vita di migliaia di persone e costituisce un attacco senza precedenti ai principi che ispirano il lavoro delle organizzazioni umanitarie” afferma Emergency.

L’associazione, impegnata da anni nell’assistenza a migranti, profughi e sfollati sia in Paesi in guerra che in Italia, pur non essendo attualmente coinvolta in operazioni di ricerca e salvataggio in mare, ritiene “inaccettabile” il Codice imposto dall’Italia alle ong e critica fortemente anche la decisione di Roma di inviare navi militari in Libia, che in una newsletter definisce “un atto di guerra contro i migranti”.

In particolare, la richiesta di consentire l’accesso a bordo delle navi delle ong di personale di polizia armato è, per Emergency, “una aperta violazione dei principi umanitari che sono il pilastro delle azioni delle ong in tutto il mondo”. Una concessione che “rischia di creare un pericoloso precedente”.

“Questo codice di condotta – continua Emergency – è la foglia di fico di un’Europa che continua a dimostrarsi indisponibile, ancor prima che incapace, a gestire questa crisi con responsabilità e umanità”. “L’unica risposta sembra essere, ancora una volta, quella militare, sia nel Mediterraneo che nei Paesi di origine e transito. Sempre più spesso i fondi italiani ed europei destinati a progetti di sviluppo vengono deviati verso il potenziamento dei sistemi di sicurezza e degli apparati militari di Paesi africani per arginare i flussi migratori”.

“L’invio di navi militari in Libia, approvato dal Parlamento italiano, è l’evidente negazione dei diritti umani fondamentali di chi scappa dalle guerre e dalla povertà. Migliaia di persone verranno respinte in un paese instabile e saranno esposte a nuovi crimini e violenze, senza alcuna tutela” conclude l’organizzazione medico-umanitaria.

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