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Libia: UE, sancito accordo su estensione sanzioni

(Keystone-ATS) I rappresentanti dei 27 Paesi dell’UE hanno definito l’accordo di estensione delle sanzioni alla Libia. Le singole diplomazie nazionali dovranno ora dare il loro esplicito assenso al testo del regolamento attuativo attualmente in fase di stesura.

L’intesa tra i 27 riguarda sicuramente il fondo sovrano LIA (Libyan Investment Authority, che controlla quote di Unicredit, Finmeccanica e Juventus) e altre quattro “entità” tra cui figurerebbero, secondo indiscrezioni non confermate, anche la Banca centrale libica e altre società.

Secondo fonti comunitarie, l’obiettivo resta quello dell’entrata in vigore delle nuove sanzioni per venerdì prossimo, in concomitanza con la riunione del vertice straordinario dell’UE chiamato a fare il punto sulla situazione in Libia e negli altri Paesi Nordafricani investiti dall’onda delle rivolte.

L’intesa odierna è stata sancita dopo il superamento di alcune osservazioni “tecniche” avanzate da Malta. I rappresentanti del governo di La Valletta temevano eventuali “effetti indesiderati” che le sanzioni potrebbero avere su società nazionali. Ma gli “accorgimenti” adottati hanno consentito di superare anche queste perplessità.

Giovedì scorso è scattata la prima tranche di sanzioni dell’UE contro la Libia: embargo totale sulla fornitura di armi ed equipaggiamenti anti-sommossa, divieto di concessione di visti per i Paesi UE e blocco dei beni per Muammar Gheddafi e altre 25 persone tra parenti ed esponenti del suo entourage.

L’estensione del congelamento dei beni a entità e persone (oltre a LIA e Banca centrale si parla di Libyan Foreign Bank, Libyan Investment African Portfolio, Libyan Housing Infrastructure Board, e di Mustafa Zarti, numero due della LIA) porterà l’UE ad allinearsi con le misure già prese da USA, GB ed Austria.

Intanto oggi il Lusemburgo ha annunciato di aver proceduto al congelamento, presso istituti di credito locali, di due conti correnti su cui era depositato poco meno di un miliardo di euro a causa di movimenti “sospetti”. I conti, secondo le informazioni fornite dal ministro delle finanze del Granducato, Luc Frieden, sono riconducibili alla Banca centrale di Tripoli e a un fondo sovrano libico.

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