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Netanyahu sfida la Cpi e mercoledì vola da Orban

Keystone-SDA

Benyamyn Netanyahu, dopo aver rotto la tregua a Gaza, ha deciso di sfidare anche i giudici dell'Aja che lo accusano di crimini contro l'umanità. Mercoledì volerà infatti a Budapest da Orban, che ha garantito che non eseguirà il mandato di arresto spiccato dalla Cpi.

(Keystone-ATS) I bombardamenti su Gaza, che erano ripresi il 18 marzo dopo due mesi di fragile cessate il fuoco, non si sono interrotti neanche nel primo giorno di Eid al-Fitr, la festività musulmana che segna la fine del mese di digiuno del Ramadan.

Secondo il Nasser Hospital, i raid su Khan Younis hanno ucciso almeno 17 persone, “per lo più bambini e donne”. Tre donne e cinque bambini sarebbero rimasti uccisi mentre si trovavano in una tenda per sfollati, mentre la Croce Rossa ha aggiornato a 14 il numero delle vittime dei colpi sparati dall’esercito di Israele su alcune ambulanze identificate come “veicoli sospetti”.

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Sul fronte pro-Hamas, invece, gli Houthi hanno rivendicato il lancio di “missile balistico” verso l’aeroporto Ben Gurion, che la contraerea di Israele ha riferito di aver intercettato prima che entrasse in territorio israeliano.

La linea dura di Netanyahu comunque non cambia: colpire Hamas per costringerlo a riconsegnare gli ultimi ostaggi e poi arrendersi. Il premier lo ha ribadito in una riunione di gabinetto: “Stiamo negoziando sotto il fuoco e possiamo osservare delle brecce che si aprono”.

Su questo dossier i mediatori egiziani, qatarini e americani hanno presentato una nuova proposta per ripristinare il cessate il fuoco. Hamas ha fatto sapere di averla approvata, pur ribadendo di non essere intenzionato a rinunciare alle armi. Israele ha a sua volta presentato una sua controproposta. La fazione di Gaza sarebbe disposta a rilasciare 5 ostaggi durante il periodo dell’Eid al-Fitr per una tregua di 50 giorni, lo Stato ebraico insiste su 10 dei 24 che si ritiene siano ancora vivi.

In attesa che la partita degli ostaggi si chiuda, Netanyahu va avanti sulla strada tracciata dalla Casa Bianca per il futuro di Gaza: Israele garantirà la sicurezza nella Striscia e “consentirà l’attuazione del piano Trump per la migrazione volontaria. Questo è il piano. Non lo nascondiamo e siamo pronti a discuterne in qualsiasi momento”, ha assicurato il premier, che ora punta ad allargare il consenso internazionale su questa proposta. Fonti israeliane hanno fatto sapere che ne discuterà mercoledì a Budapest con Viktor Orban.

Il viaggio di Netanyahu in Ungheria ha anche un’altra forte valenza politica. Il Paese centro-europeo aderisce infatti al Trattato di Roma che istituì la Corte penale internazionale ed in teoria il suo governo dovrebbe far scattare il mandato d’arresto per il leader israeliano. Ma Orban, all’epoca delle accuse formalizzate dall’Aja, aveva reagito definendole “vergognose” e anzi aveva invitato Netanyahu a Budapest.

Nel frattempo il premier israeliano ha incassato un altro messaggio in suo favore da parte del suo principale alleato. Trump in un’intervista ha minacciato “bombardamenti” e “dazi secondari” all’Iran se il regime non troverà un accordo con gli Usa sulla rinuncia al programma nucleare a scopi militari.

Tornando al fronte palestinese, c’è anche da segnalare che il governo israeliano ha annunciato l’approvazione di un progetto per la costruzione di due nuove strade nella Cisgiordania occupata, che rafforzeranno l’attività di insediamento dei coloni nell’area di Maale Adumim. Palestinesi e ong denunciano questi progetti, che taglierebbero in due il territorio amministrato dall’Anp e impedirebbero la creazione di un Stato con continuità territoriale.

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