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Pernottamenti in calo nel 2016 in Svizzera, ma crescono in Ticino

Il Ticino ha registrato 100'000 pernottamenti supplementari nel 2016 (foto simbolica d'archivio). KEYSTONE/TI-PRESS/SAMUEL GOLAY sda-ats

(Keystone-ATS) Nel 2016 i pernottamenti sono scesi leggermente in Svizzera, sono diminuiti in modo più sensibile nei Grigioni, ma sono aumentati in Ticino, che si è’ rivelata essere la regione elvetica più dinamica.

A livello nazionale sono state registrate 35,5 milioni di notti, con una flessione dello 0,3% rispetto all’anno precedente, dovuta al marcato calo degli stranieri (19,3 milioni, -1,5%) che non è stato interamente compensato dagli indigeni (16,2 milioni, +1,2%).

Stando ai dati diffusi oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST) l’analisi dell’anno offre comunque qualche spunto positivo in prospettiva: in sette mesi sono stati osservati cali, ma quelli più marcati durante il primo semestre. Il secondo semestre si è chiuso in modo positivo: 18,7 milioni, +0,4%.

A livello di regioni turistiche il 2016 offre un quadro contrastato: 8 su 14 hanno registrato flessioni. Hanno sofferto in particolare le zone di montagna, come Oberland bernese (-2,4%), Vallese (-1,9%) e Grigioni (-1,9%), cui si aggiunge Lucerna (-2,4%).

Buone nuove giungono per contro dalla regione del Lemano (+4,5%, maggiore incremento in valori assoluti, +121’000) e dal Ticino (+4,6%), che mette a segno la crescita più sensibile in termini percentuali: nel cantone italofono sono stati registrati 100’000 pernottamenti supplementari, un dato che va comunque rapportato al -133’000 dell’anno precedente, quando era stato segnato -5,7%.

La durata di soggiorno media nel 2016 si è attestata nella Confederazione a 2,0 notti, come nell’anno prima. Stranieri (2,1 notti) e svizzeri (2,0) non presentano differenze di rilievo. I Grigioni hanno la durata più lunga (2,7). Il tasso netto di occupazione delle camere è stato del 51,3% contro il 51,5% nel 2015.

Per quanto riguarda la provenienza degli ospiti stranieri, i visitatori dal continente asiatico hanno registrato un calo di 160’000 pernottamenti (-3,4%). L’inversione di tendenza è da ricondurre al forte calo della clientela cinese, che registra la contrazione maggiore (-248’000 pernottamenti, -18,0%) di tutti i paesi di provenienza. Segue il Giappone, con una flessione di 34’000 pernottamenti (-8,5%). In contro tendenza sono i paesi del Golfo (+30’000, +3,2%) e la Corea del Sud (+22’000, +7,1%).

Gli ospiti europei segnano un nuovo calo (-172’000 unità, -1,5%), comunque meno marcato di quelli osservati negli anni precedenti, sottolinea l’UST. La contrazione più sensibile in termini assoluti è stata quella della Germania, con 149’000 pernottamenti in meno (-3,9%), in costante diminuzione da otto anni consecutivi.

Gli arretramenti sono però notevoli anche per Russia (-46’000, -12,4%), Belgio (-28’000, -4,9%), Italia -17’000, -1,8%), Francia (-9800, -0,8%) e il Regno Unito (-7200, -0,4%). Dopo diversi anni in rosso i Paesi Bassi (+530, +0,1%) risalgono invece timidamente la china. La Spagna ha presentato un incremento di 22’000 pernottamenti (+5,6%).

L’evoluzione degli ospiti del continente americano prosegue al rialzo e vede i loro pernottamenti crescere di 68’000 unità (+2,8%). Con 96’000 notti in più (+5,5%), gli Stati Uniti hanno registrato l’aumento più marcato in termini assoluti di questo continente. I continenti africano e oceanico, infine, presentano flessioni rispettivamente di 24’000 (-7,9%) e 1600 (-0,5%).

L’UST ha pubblicato oggi anche i dati riguardanti il solo mese di dicembre. Sul piano svizzero i pernottamenti sono stati 2,4 milioni, con una diminuzione dello 0,8% su base annua, dovuta in questo caso più agli indigeni (-2,3%) che agli stranieri (+0,6%). Fra questi ultimi sono venuti a mancare in particolare gli olandesi (-15,8%), i belgi (-13,0%), gli italiani (-7,9%), gli inglesi (-5,8%) e i tedeschi (-3,8%), mentre in progressione sono stati spagnoli (+19,4%), statunitensi (+13,7%) e indiani (+22,2%).

L’innevamento poco favorevole ha messo sotto pressione Grigioni (-17’000 pernottamenti, -3,8%), Oberland bernese (-14’000, -6,7%) e Vallese, (-13’000, -3,9%). Meglio è andata alle regioni urbane e al Ticino (+918, +1,2%): anche in questo caso va rilevato che il dicembre 2015 a sud delle Alpi si era chiuso in modo molto negativo (-4536, -5,7%).

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