Federalismo: oltre il modello astratto
Recentemente al centro di complesse discussioni teoriche, il federalismo elvetico ha conseguenze pratiche su vari aspetti della vita quotidiana.
La chiave di ripartizione del canone radiotelevisivo e le diverse imposizioni fiscali sono due degli effetti di tale sistema.
Il federalismo rende possibile la coesistenza delle realtà linguistiche, religiose e geografiche, preservandone le rispettive specificità. Allo stesso tempo, la decentralizzazione dei poteri attribuisce a ogni cantone ampi margini d’azione su temi chiave della vita pubblica.
“Il nostro sistema federale”, dichiara a swissinfo il presidente della Conferenza dei governi cantonali Luigi Pedrazzini, “ha senso se accompagnato da un’autonomia politica cantonale: non è un semplice modello di funzionamento dello Stato”.
Il canone radiotelevisivo e l’imposizione fiscale sono due esempi tangibili di come il federalismo rappresenti uno strumento di ridistribuzione delle ricchezze e, allo stesso tempo, un modello che contempla le diversità cantonali.
Idée suisse
Alla Società svizzera di radiotelevisione (ssr srg idée suisse), secondo mandato, viene richiesta una produzione di programmi di qualità che tenga conto delle diversità culturali e linguistiche del paese.
Questa applicazione del principio federalista alla comunicazione implica la necessità di diversificare la produzione in quattro lingue, con un conseguente maggior carico finanziario.
Ciò è reso possibile dalla chiave di riparto dei proventi derivati dalla tassa di ricezione. Buona parte delle risorse confluisce nella Svizzera romanda e italiana che altrimenti non disporrebbero dei mezzi sufficienti per autofinanziarsi. La Svizzera tedesca – che rappresenta il 65% della popolazione – riceve il 45% del totale, la Romandia il 32% e il Ticino 23%.
Ovviamente, ciò non manca di creare malumori da parte di alcuni cantoni di lingua tedesca, che chiedono una maggiore proporzionalità tra quanto dato e quanto ricevuto, a scapito di altre considerazioni.
Cantone che vai, fisco che trovi
Su tutto il territorio nazionale l’unica imposta ovunque uguale è quella federale diretta. Per il resto, il peso dell’imposizione fiscale varia fortemente da un cantone all’altro, creando veri e propri “paradisi fiscali”.
Tali importanti differenze, considerate ingiuste da molti cittadini, non mancano di scontentare la popolazione e di suscitare discussioni.
Per rendere l’idea, bastano alcune cifre, riferite al 2001. Su 70’000 franchi di reddito imponibile, a Zugo una famiglia ne pagava 1’287 (1,84% del reddito tassabile), contro i 5’676 di Neuchâtel (8,11%). Un contribuente celibe ne pagava invece 4’682 a Zugo (6,69% del reddito), ma ben 11’421 a Basilea (16,32%).
Analoghe importanti differenze tra cantoni si riscontrano anche per quanto concerne i premi delle assicurazioni malattia.
Il federalismo può evolvere
Confrontato alle nuove esigenze di una società in continua evoluzione, chiamata sempre più a confrontarsi con l’Europa come può il federalismo, con i suoi pregi e i difetti, restare al passo con i tempi?
“Esiste una reale volontà di ripensare il sistema federalista elvetico”, afferma Pedrazzini, che aggiunge: “questo passo deve però essere compiuto, rispettando i meccanismi di controllo e decisione democratica di cantoni e comuni. Va sempre tenuto presente che una riforma è efficace solo quando tutti gli attori, partendo dalla base, sono coinvolti nel dibattito. Da questo presupposto dipende il successo o meno di qualsiasi processo di rinnovamento”.
Le autonomie locali, prosegue il consigliere di Stato ticinese, “possono evidentemente portare a ulteriori differenze tra i cantoni”. Tuttavia, “questo non deve spaventare: vi possono essere diverse priorità e diverse valutazioni in merito ad un medesimo problema”.
Quale lingua insegnare?
Un esempio in tal senso è costituito dalla scelta delle lingue straniere insegnate a scuola: in tutta la Svizzera centrale, l’inglese sarà introdotto già alle elementari dall’anno scolastico 2005/2006, mentre i cantoni germanofoni confinanti con la Romandia ritengono più opportuna l’introduzione precoce del francese.
Una maggiore competenza cantonale in materia economica, sociale e ambientale non significa però ripiegamento su sé stessi: “questo non preclude affatto la ricerca di collaborazioni regionali, per risolvere problemi”, conclude Luigi Pedrazzini.
swissinfo, Andrea Clementi e Luigi Jorio
Dal 1848, la Svizzera è uno stato federativo, sorto per motivi storici.
La Confederazione è uno dei 23 Stati federativi presenti nel mondo, il secondo in ordine cronologico dopo gli Stati Uniti d’America.
La struttura statale della Svizzera si articola su tre livelli politici: comuni, cantoni e Confederazione.
Ogni cantone e semicantone dispone di costituzione, parlamento, governo e tribunale propri.
Secondo il censimento del 2000, il 63,7% della popolazione svizzera indica il tedesco quale lingua madre.
Il 20,4% il francese, mentre l’italiano e il romancio sono parlati rispettivamente dal 6,5 e dallo 0,5% dei cittadini.
Nel 2001, il reddito medio in Svizzera oscillava dai 71’700 franchi pro capite nel Canton Zugo ai 33’600 nel Giura.
La durata complessiva delle lezioni durante i nove anni di scuola dell’obbligo oscilla tra 7’100 e 8’900 ore per allievo, a dipendenza del cantone.
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