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Democrazia diretta in Svizzera

Bando ai minareti: per l’ONU è discriminatorio

L'iniziativa contro la costruzione di nuovi minareti accolta domenica dal popolo svizzero è «chiaramente discriminatoria». Ad affermarlo è l'alta commissaria per i diritti umani Navi Pillay.

A due giorni dal voto popolare, Navi Pillay ha espresso il suo rammarico per una decisione che «rischia di mettere il paese in contrapposizione con i suoi impegni internazionali». In un comunicato, l’alta commissaria per i diritti umani ha affermato che il divieto di costruire nuovi minareti in Svizzera è un atto «discriminatorio, infelice e che divide profondamente il paese».

«Esito a condannare un voto democratico, ha aggiunto la Pillay, ma non indugio di certo a condannare delle campagne allarmiste contro gli stranieri, che toccano diversi paesi – compresa la Svizzera – e che contribuiscono a produrre questi risultati».

«Le politiche fondate sulla xenofobia e l’intolleranza sono estremamente preoccupanti, ovunque si sviluppino», ha continuato la Pillay denunciando «i manifesti apertamente xenofobi utilizzati in Svizzera per questa iniziativa e per altre campagne contro i richiedenti l’asilo, i migranti o gli stranieri in generale». I controversi manifesti rappresentanti in primo piano una donna in burqa e sullo sfondo minareti che svettano sulla bandiera rossocrociata sono stati condannati anche dalla Commissione federale contro il razzismo e la loro affissione è stata vietata in diverse città svizzere.

Domenica, con il 57,5% di voti favorevoli, il popolo svizzero ha accolto a sorpresa l’iniziativa contro l’edificazione di nuovi minareti, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e dall’Unione democratica federale (UDF, destra ispirata alla Bibbia). A due gironi dal voto, le polemiche non sembrano però placarsi. Martedì, l’Iran ha denunciato un voto «discriminatorio», che contrasta con la libertà di religione portata avanti dall’Occidente, ha dichiarato il portavoce del ministero degli affari esteri iraniano Ramin Mehmanparast. Reazione analoga in Giordania, dove il Fronte dell’azione islamica – ramo politico dei Fratelli mussulmani – vede in questo voto un «insulto ai mussulmani, una violazione dei diritti umani e un incoraggiamento all’odio».

swissinfo.ch e agenzie

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