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Crociata UDC contro l’invio di soldati svizzeri armati all’estero

Sulla storica piazza di Sarnen, l'UDC di Blocher ha lanciato un duro attacco contro i due progetti militari in votazione in giugno Keystone

L'assemblea dei delegati UDC, a Sarnen, si conferma blocheriana e dice no sia all'invio di soldati armati all'estero sia alla collaborazione internazionale nel settore dell'istruzione. Dure critiche anche all'indirizzo degli altri partiti di governo e al ministro dei trasporti Leuenberger.

Riunito sul “Landenberg”, la storica piazza di Sarnen dove ancora pochi anni fa il canton Obwaldo teneva le sue Landsgemeinde, il popolo democentrista si è lasciato facilmente convincere dalle infervorate parole di Christoph Blocher e ha raccomandato a larghissima maggioranza di bocciare entrambi i progetti in ambito militare in votazione il prossimo 10 giugno.

Dopo che il partito si era schierato già nell’estate scorsa a favore del referendum, i delegati UDC hanno confermato la loro opposizione: per 376 voti a 79 hanno detto no all’armamento di soldati svizzeri in missione di pace all’estero, e con un verdetto di 380 a 83 hanno rifiutato una più stretta cooperazione a livello di addestramento con eserciti stranieri.

Il ministro della difesa, l’UDC Samuel Schmid, e il presidente della società degli ufficiali, il consigliere nazionale Ulrich Siegrist, non hanno avuto alcuna chance di persuadere un auditorio che ha avuto orecchie soltanto per gli slogan di Blocher, che ha perorato la causa di una Svizzera libera e svincolata da ogni impegno militare fuori dai propri confini.

“La vera posta in gioco il 10 giugno è la neutralità elvetica”, ha affermato il tribuno zurighese, accusando senza mezzi termini il governo, e in particolare Schmid, di stare facendo di tutto per allinearsi di fatto alla NATO. Compito dell’esercito svizzero dovrebbe invece restare quello della difesa nazionale, un esercito di resistenza in caso di guerra: “Non vogliamo portare i nostri figli in alleanze internazionali e sacrificarli in qualche paese straniero”.

A nulla è servito l’intervento pacato del ministro, che ha sottolineato che la neutralità elvetica non viene assolutamente toccata e ricordato ai delegati il mandato conferito all’esercito dalla Costituzione: non solo il dovere di proteggere il paese e la popolazione, ma anche quello di contribuire a sostenere la pace.

“Con i due progetti in votazione, un’adesione alla NATO non ha assolutamente nulla a che vedere”, ha poi replicato Schmid, evitando di raccogliere la provocazione. Anche l’appello alla difesa degli interessi svizzeri di Ulrich Siegrist è caduto nel vuoto: “Contribuire alla stabilità intorno a noi è a tutto vantaggio: una presenza militare per il mantenimento della pace agevola, per esempio, il ritorno in patria dei rifugiati”, ha detto, tentando di fare leva sulla malcelata ostilità verso gli stranieri di una larga fascia dell’UDC.

In una giornata all’insegna del muro contro muro, anche il presidente dell’UDC, Ueli Maurer, ha approfittato dell’occasione di trovarsi sul Landenberg per sottolineare il rispetto del suo partito per i valori della democrazia e per lanciarsi in un’inusuale duro attacco agli altri partiti di governo. Rimproverandoli di clientelismo e di sfruttare la politica per trarre vantaggi personali.

Nel mirino è finito soprattutto il ministro dei trasporti Leuenberger, accusato, alla luce del caos provocato dai camion e del recente accordo con Berlino sui voli aerei, di aver ceduto nei confronti dell’UE.

Luca Hoderas

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