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Gorbaciov ambasciatore del disarmo

Michail Gorbaciov, premio Nobel per la pace, durante il suo intervento nella sala del Consiglio nazionale Keystone

Michail Gorbaciov, ex-leader dell'Unione Sovietica, ha tenuto un discorso nella sala del Consiglio nazionale su invito della Croce verde. Un appello, il suo, a compiere ogni sforzo possibile per ridurre la minaccia delle armi di distruzione di massa.

Certo, a vederlo così, a sentirlo parlare da ambasciatore del disarmo, si è portati a dimenticare che Michail Serghieievic Gorbaciov è stato uno degli uomini più potenti del mondo, l’ultimo leader del grande impero sovietico. Solo l’andatura, il fisico da lottatore, potrebbero tradire un uomo uscito vincitore, nel 1985, dalle lotte di potere nel Cremlino, diventando segretario generale del Partito comunista russo.

Quello che ha parlato nella sala del Consiglio nazionale, è il Gorbaciov che piace all’Occidente, quello che negli anni Ottanta era chiamato affettuosamente Gorbi e che con il suo viso lucido e aperto aveva improvvisamente suggerito un’immagine diversa dell’Unione sovietica, lontana dal volto accigliato e minaccioso di Breznev. È il Gorbaciov che si muove disinvolto sulla scena internazionale, il Gorbaciov presidente della Croce verde internazionale, messaggero di pace.

Qualcuno, in vista del discorso nella sala del Consiglio nazionale, aveva cercato di ricordare anche un altro Gorbaciov, il Gorbaciov dittatore sovietico, “l’ex-apparatchick del terrore comunista”, come l’ha definito la Neue Zürcher Zeitung a metà novembre. Forse ispirata dalla NZZ, l’Unione democratica di centro è stata tentata di impedire, attraverso una mozione d’ordine, il discorso a Palazzo di Gorbaciov, salvo poi rinunciarvi all’ultimo momento. Durante il discorso, tuttavia, il settore UDC appariva alquanto spopolato.

Non così le tribune per il pubblico, gremite di scolari, chissà se memori del passato di chi stavano a sentire. Anche loro, come i parlamentari presenti, hanno colto una delle poche occasioni di sentire nella sala una voce estranea alla classe politica di Palazzo federale. È successo solo altre tre volte e chissà se accadrà ancora, viste le recenti discussioni sull’uso della sala del Consiglio nazionale.

Gorbaciov ha esordito ricordando i suoi primi contatti nel 1985 con l’allora presidente degli USA Ronald Reagan, contatti che sarebbero sfociati nei primi importanti accordi sul disarmo tra le due potenze mondiali. Quell’esperienza è certo uno dei motori, e senza dubbio la fonte di legittimazione, per l’attuale operato di Gorbaciov quale presidente della Croce verde internazionale.

Nel suo discorso l’ex-leader sovietico ha messo a fuoco gli enormi rischi che gli arsenali di armi atomiche, chimiche e biologiche (ABC) ancora rappresentano per l’intero pianeta. La fine della Guerra Fredda ha fatto tirare una grande sospiro di sollievo a tutti, ma non per questo le armi di distruzione di massa sono scomparse dalla faccia della terra.

Gorbaciov ha ricordato ad esempio i 150 sottomarini atomici fuori uso in attesa di essere disarmati, le 40000 tonnellate di armi chimiche in Russia e le 32000 – di cui una parte già distrutta – negli USA. E così via. La lista sarebbe lunga. E i problemi ancora aperti sono molti, nonostante gli accordi sulle armi biologiche del 1975 e quello sulle armi chimiche nel 1997, ratificato finora da 139 stati.

Uno di questi problema sta particolarmente a cuore a Gorbaciov: la necessità di aiuti internazionali alla Russia per permetterle di tener fede ai suoi impegni sul disarmo. L’attuale situazione economica della Russia rischia di impedire la distruzione degli arsenali di armi chimiche e quindi di aumentare il rischio di furti, abusi o incidenti. Per annientare il suo arsenale chimico, la Russia necessiterebbe tra i 6 e i 10 miliardi di dollari.

Benché gli USA abbiano già promesso 200 milioni di dollari, il Senato statunitense frena sulla concessione di ulteriori aiuti alla Russia, pone molte condizioni e allora Gorbaciov – quasi in veste di ambasciatore non ufficiale del suo paese – si è rivolto ad altri paesi. L’Europa (compresa la Svizzera) ha promesso 100 milioni di dollari.

Ma dalla Svizzera il presidente della Croce verde internazionale si aspetta anche un altro tipo di sostegno. La Confederazione potrebbe avere una “funzione chiave nello sforzo di unire altri piccoli paesi, organizzazioni non governative e rappresentanti dell’economia” per creare la volontà politica necessaria al disarmo.

Se la Svizzera saprà e vorrà assumere appieno questo ruolo, è da vedere. Se si dovessero valutare le intenzioni del parlamento dalla coda di deputati ansiosi di chiedere un autografo a Gorbaciov al termine del discorso, allora si potrebbe supporre un ampio consenso alle richieste del presidente della Croce verde. Ma sì sa: il carisma ha dato popolarità a Gorbaciov, almeno in Occidente, ma non sempre gli ha concesso il successo.

Tuttavia, l’opportunità di un impegno internazionale per la riduzione degli arsenali ABC non suscita opposizioni di principio. Semmai qualche scetticismo c’è nei confronti della Russia, della sua effettiva volontà di ridurre gli armamenti. Numerose domande, durante la conferenza stampa successiva al discorso di Gorbaciov, vertevano su questo tema.

E l’ex-capo della superpotenza sovietica, pazientemente, ha ribadito la volontà del suo paese di eliminare le armi chimiche in rispetto al trattato internazionale del 1997. I primi passi sono già stati compiuti, esistono già impianti per l’eliminazione dei deterrenti chimici. L’opinione pubblica russa conosce la questione e ne discute. La stessa Croce verde gestisce degli uffici di informazione in Russia. Ma mancano i soldi. Solo la costruzione di un impianto costa un miliardo di dollari, la Russia dovrebbe costruirne cinque.

Andrea Tognina

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