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“La democrazia potrebbe essere indebolita al punto da mettere a rischio la sua sopravvivenza”

Uomo con maglietta Make America great again
Scena della campagna elettorale statunitense del 2020: un sostenitore dell’allora presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump deride i sostenitori di Biden all'inizio di novembre 2020 sulla Black Lives Matter Plaza, vicino alla Casa Bianca a Washington, DC. Anche in vista delle elezioni del 2024 l'atmosfera è polarizzata e si prevedono situazioni di tensione. Keystone / Shawn Thew

Il 2024 sarà un anno record in ambito di elezioni. La metà della popolazione mondiale si recherà alle urne, ad esempio in India, in Indonesia, negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. Daniele Caramani, professore di politica comparata all'Università di Zurigo, spiega l'importanza dell'anno di democrazia appena iniziato.

Il nuovo anno si preannuncia ricco di eventi. Nel 2024 sono previste elezioni e votazioni in quasi 80 Paesi che rappresentano una popolazione di 4,5 miliardi di persone. È più del doppio del numero di persone che si sono recate alle urne nel 2023.

L’India, lo Stato più popoloso del mondo, da sola conta 1,42 miliardi di abitanti. Il Pakistan, l’Indonesia, gli Stati Uniti, il Messico e i Paesi dell’Unione Europea contano centinaia di milioni di persone che potranno recarsi alle urne nei prossimi 12 mesi. Il settimanale britannico The Economist definisce il 2024 come “il più grande anno elettorale della storia”.

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Non si può tuttavia parlare di un trionfo della democrazia, poiché molte elezioni non si svolgeranno in condizioni di libertà ed equità. È in particolare il caso della Russia, dove è già abbastanza chiaro che il presidente Vladimir Putin sarà nominato per un altro mandato.

SWI swissinfo.ch: Daniele Caramani, quali sono i rischi legati a questo “super anno elettorale”?

Daniele Caramani: C’è il rischio che si sviluppino pericolose instabilità. Ognuna di queste elezioni vede la presenza di partiti e leader che hanno dimostrato di voler minare la democrazia. Non si tratta dunque solo di posizioni ideologiche e di misure politiche, ma anche dell’evoluzione della democrazia in quanto tale.

Bisogna essere ciechi per non vederlo. Il 2024 sarà un anno in cui democrazia potrebbe essere indebolita al punto da mettere a rischio la sua stessa sopravvivenza. Data l’importanza di questi appuntamenti elettorali , dovremmo essere tutti molto vigili. Il passato ha dimostrato che possono verificarsi “ondate” che travolgono la maggior parte del mondo, come avvenuto dopo la Prima guerra mondiale, con gli attacchi fascisti e comunisti alla democrazia liberale.

Temo che ci troviamo ancora una volta in uno di quei momenti critici, in cui ogni azione e ogni decisione contano.

Daniele Caramani
Daniele Caramani è titolare della cattedra di Politica comparata all’Università di Zurigo e della cattedra Ernst B. Haas per il programma di politica e governance europea presso l’Istituto universitario europeo di Firenze. Il suo lavoro si concentra sulle elezioni e sui partiti politici a livello nazionale, europeo e globale. zVg

Quali interazioni vede tra le campagne e le elezioni nazionali in diverse parti del mondo?

Le elezioni riflettono i diversi livelli in cui conduciamo le nostre vite. Per certi versi, i temi di questo grande anno elettorale – cambiamenti climatici, migrazioni, guerre, intelligenza artificiale e sostenibilità della democrazia – sono globali. Leggiamo a proposito di questi problemi e capiamo che è necessaria un’azione globale.

Ma, allo stesso tempo, le elezioni restano un affare nazionale, persino locale. Eleggiamo le persone che si candidano nelle nostre circoscrizioni e facciamo campagna elettorale a livello locale; in alcune aree rurali, alcune parti dell’elettorato esercitano un’influenza sproporzionata.

In questo senso, la democrazia è rimasta una forma di governo pre-globalizzata che non sembra più adatta alla portata dei problemi per i quali la gente si aspetta soluzioni. I Paesi sembrano impotenti a risolvere questi problemi.

Come possono le democrazie farvi fronte?

Il coordinamento internazionale è difficile. Il più delle volte avviene all’interno di organizzazioni internazionali non direttamente elette. Questo facilita certamente la cooperazione transfrontaliera, ma rimane l’impressione che queste organizzazioni abbiano uno scarso legame con la cittadinanza e siano lontane dai suoi problemi quotidiani. L’equilibrio è difficile da trovare e molte persone sono scontente. Ma la soluzione non è buttare tutto a mare. L’inizio di una soluzione sta nell’esaminare i possibili miglioramenti.

Perché chi ha voce in capitolo solo in un Paese dovrebbe interessarsi alle elezioni che hanno luogo nel resto del mondo?

Viviamo in un mondo altamente interconnesso. Ciò significa che quanto accade in un Paese può avere ripercussioni in molti altri, soprattutto in Europa, dove le decisioni più importanti vengono prese a livello comunitario.

Inoltre, i Paesi si influenzano a vicenda in modo sempre più evidente. Penso, ad esempio, all’influenza di alcuni ideologi americani sui partiti populisti di estrema destra in Europa. Ma anche ai tentativi illegali di influenza da parte di hacker sponsorizzati da Governi autoritari. Anche la migrazione crea legami tra gli elettorati attraverso i confini nazionali.

Molte persone emigrate mantengono il diritto di voto nel Paese d’origine e, talvolta, i partiti organizzano campagne all’estero per mobilitare le diaspore. Tutto questo collega le elezioni di Paesi diversi in modo inedito.

La sede del Parlamento europeo
Nel 2024 si terranno anche le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Keystone Martin Ruetschi

La Svizzera, democrazia abbastanza antica ed esperta, a volte – almeno per quanto riguarda le pratiche di democrazia diretta – offre spunti per la pratica dei diritti politici nel mondo. Lo stesso vale per le elezioni?

In linea di principio sì, perché la Svizzera è percepita in tutto il mondo come un Paese prospero, pacifico ed efficiente. Ma il suo modello politico è spesso frainteso. Il rapporto tra democrazia diretta e indiretta è complesso e difficile da comprendere dall’esterno. Lo stesso vale per il principio di concordanza, che si basa sul compromesso.

Purtroppo, la copertura mediatica internazionale sulla Svizzera si concentra sui voti popolari contro l’immigrazione e l’Europa, con toni xenofobi. Questo è deplorevole, perché riduce un sistema politico ricco a qualcosa di semplice e superficiale.

Abbiamo già menzionato i rischi associati a questo “super anno elettorale”, ma che dire dei possibili effetti positivi?

Le elezioni sono momenti in cui molte cose diventano possibili. La mia speranza, ovviamente, è che siano un’opportunità per rafforzare la democrazia. Ma le opportunità sono create da azioni e decisioni. Non cadono dal cielo.

Ogni decisione presa nel nuovo anno determinerà se un’elezione può rafforzare o meno la democrazia. Anche i candidati e le candidate, le campagne, il tono dei dibattiti e la sincerità delle argomentazioni giocano un ruolo. Sono decisioni prese dalle personalità politiche di spicco, ma anche dalle persone che votano. Tutti e tutte noi dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre decisioni.

Credo che il mondo sia alla soglia di un anno decisivo per il futuro della democrazia. Non sono fatalista, però: le opportunità vengono dall’azione. La democrazia può essere rafforzata, e non siamo condannati a un indebolimento provocato da un “destino ineluttabile”.

Che cosa occorre dunque per proteggere meglio le pratiche democratiche e i diritti umani?

Dobbiamo capire che la democrazia, lo Stato di diritto e la tutela dei nostri diritti di cittadine e cittadini liberi non sono solo compito delle élite, ma di ogni persona. E dobbiamo capire che questo compito richiede impegno e tempo.

Essere cittadini è impegnativo: dobbiamo essere informati e capaci di confrontare le diverse posizioni, e dobbiamo discutere in modo aperto e tollerante – basandoci su fatti e situazioni complesse. La partecipazione alle elezioni si basa su un dibattito informato e sull’informazione. È questo che rende forti le democrazie.

La rabbia e l’istinto hanno il loro posto, ma solo nella misura in cui non sostituiscono un dibattito civile e razionale basato sui fatti. Ciò è tanto più importante quando i leader dei partiti minano le istituzioni, quando il denaro gioca un ruolo troppo importante nelle campagne elettorali e quando i tribunali e i media sono politicizzati.

Ci si aspetta che l’elettorato pensi in modo critico. Oggi, troppe persone credono ciecamente alle bugie che vengono loro propinate da personalità politiche manipolatrici.

Cosa si aspetta ancora da questo “grande anno elettorale” 2024?

Per me le elezioni e le votazioni sono sempre occasioni meravigliose per celebrare l’opportunità, per cittadini e cittadine, di avere una voce politica. Quando questo accade su scala così grande come nel 2024, dà speranza.

Nella storia dell’umanità, il diritto di cambiare leader e di votare le proposte esiste da poco tempo. Non dobbiamo dimenticarlo. È un privilegio raro che abbiamo come generazione attuale e che è stato introdotto su scala globale solo dopo la Seconda guerra mondiale.

Le generazioni che ci hanno preceduto hanno combattuto per questo e hanno aiutato l’umanità a compiere incredibili progressi. Nessun altro sistema politico può garantire lo stesso livello di libertà e prosperità della democrazia. Non dobbiamo permettere che venga messa a repentaglio.

A cura di Benjamin von Wyl

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Moderato da: Bruno Kaufmann

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